Bruxelles, 23 apr. - (AdnKronos) - Un accordo sulle riforme fra governo greco e istituzioni creditrici verrà trovato, ma solo all'ultimo momento, e con inevitabili concessioni da entrambe le parti. Anche perché ora un default greco non avrebbe senso e significherebbe sprecare i progressi fatti negli ultimi anni e mettere a rischio l'Unione europea. Cinzia Alcidi è capo dell'unità di ricerca sulla politica economica del Ceps, il Centre for European Policy Studies, uno dei think tank più attivi a Bruxelles. Un accordo fra governo greco e istituzioni creditrici, spiega all'Adnkronos, rimane "la soluzione più probabile, anche se arriverà all'ultimo minuto", in perfetto stile Ue, probabilmente non nella riunione dell'Eurogruppo di domani a Riga e forse nemmeno in quella dell'11 maggio.Al momento la più urgente delle difficoltà della Grecia è la liquidità, che potrebbe prosciugarsi già il prossimo 12 maggio, quando Atene dovrà restituire 707 milioni di euro al Fmi, o al più tardi entro luglio. In ogni caso, sottolinea l'economista, ora un default "non avrebbe assolutamente senso". In primo luogo perché dal punto di vista macroeconomico la situazione del Paese è "cambiata moltissimo rispetto al 2010 o al 2012", anno del default. "Se si guardano i fondamentali dell'economia greca, non si vede una crescita impressionante", ma gli squilibri, a cominciare dal deficit, sono stati "sanati e le condizioni sono cambiate drasticamente. Ci sono quindi i presupposti per far ripartire il Paese".Ora le parti devono prendere una decisione "politica" su come gestire il problema della liquidità. In ogni caso trovare un equilibrio tra l'esecutivo guidato da Alexis Tsipras e le istituzioni dell'ex troika sarà "molto difficile", perché il governo greco rischia di perdere il sostegno della sinistra massimalista di Syriza.