(AdnKronos) - (Adnkronos) - E spiega, "Un riepilogo ci consegna un quadro alquanto istruttivo su ciò che in Italia, da temporaneo, diventa definitivo. C’è infatti l’accisa del “Salva Italia” (la mise Monti sul finire del 2011), quella per l’acquisto degli autobus ecologici, c’è il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (e per fortuna che non hanno aggiunto gli altri!), c’è la guerra in Bosnia del ’96, quella in Libano dell’83, c’è il terremoto dell’Irpinia dell’80, del Friuli del ’76 (ma i friulani da tempo hanno finito di ricostruire) e ci sono, per un incredibile finale, le accise per il terremoto del Belice (1968), per l’alluvione di Firenze (1966), per il Vajont (1963) e per la crisi di Suez del ’56", spiega. “Ovviamente – continua il Padoan presidente dei benzinai dell’Ascom – il richiamo al terremoto del Centro Italia o alla crisi dei migranti, avrebbe più di una giustificazione, ma è la scelta dell’accisa in se stessa, che poi da limitata nel tempo diventa eterna, a non trovare giustificazione, anche perché, come stanno osservando autorevoli economisti, 3 miliardi o poco più in un bilancio che ne prevede 800, volendo sarebbero assorbibili senza alcun problema se solo si ponesse mano all’infinità di sprechi”.E per avvalorare la sua tesi, Paolo Padoan porta un esempio illuminante: “Se ad un lavoratore precario che ha uno stipendio di 800 euro al mese gli si chiedesse di pagare 3,40 euro in più per una certa cosa, di certo non avrebbe difficoltà a rinunciare a tre caffè. Il problema è che questo Stato (ed il mio omonimo dovrebbe farsene carico) non intende rinunciare a nulla, nemmeno a combattere quegli sprechi che sono evidentissimi”.