
(AdnKronos) - Il mercato Usa, con un valore complessivo di 4,2 mld di euro e un incremento del 4,1% per l’export alimentare, continua a pesare per il 10% all’interno delle spedizioni italiane verso l’estero. Sulle tavole dei consumatori del Regno Unito è giunto l’8% dei prodotti agroalimentari Made in Italy per un fatturato di 3,4 mld. Nonostante i timori per la Brexit, nell’ultimo anno, i prodotti Made in Italy alimentari venduti oltremanica sono aumentati (+2,2%) mentre quelli agricoli hanno subito una battuta di arresto (-3,8%). Il restante 25% delle esportazioni è stato venduto sugli altri mercati tra cui la Svizzera, con il 4% del totale e il Giappone (1,1 mld di euro). "L’export agroalimentare italiano, insomma, continua a crescere ma a un ritmo molto più lento degli ultimi anni", commenta il presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino. "E’ chiaro, in questa fase delicata e incerta, non alimentare tensioni protezioniste. Per tornare a ragionare sull’obiettivo dei 50 miliardi nel 2020, non bisogna chiudersi al mondo ma esplorare nuovi mercati nel rispetto della reciprocità delle regole, chiudendo accordi come il Ceta o il Jefta, oltre a costruire strategie innovative per promuovere e valorizzare i nostri prodotti di qualità all’estero", conclude Scanavino.
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