Roma, 12 nov. (AdnKronos Salute) - Più di una volta e mezza le dimensioni del Pil globale. E' il costo dei servizi ecosistemici forniti dalla biodiversità, come l'impollinazione delle colture, la depurazione delle acque, la protezione dalle inondazioni e il sequestro del carbonio. Veri e propri servizi 'offerti' dalla natura che valgono circa 125-145 mila miliardi di dollari all'anno e che l'uomo sta buttando via. Tra il 1997 e il 2011 il mondo ha perso circa 4-20 mila miliardi di dollari all'anno a causa del consumo eccessivo e scorretto del suolo e 6-11 mila miliardi di dollari l'anno per il degrado. E' l'allarme lanciato da Sir Robert Watson, chimico dell'atmosfera, ex presidente dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) e presidente fino al maggio scorso dell'Ipbes (Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), una delle figure più autorevoli nel campo della lotta ai mutamenti climatici a livello internazionale. L'occasione è stata l'Aurelio Peccei Lecture 2019 organizzata oggi da Wwf Italia, Fondazione Aurelio Peccei e Club di Roma con il sostegno di Novamont. "I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora - dichiara Watson - Compromettono lo sviluppo economico, minacciano la sicurezza alimentare e delle risorse idriche e la salute umana, colpiscono principalmente i poveri e possono portare a conflitti. E' essenziale che i governi, insieme al settore privato, affrontino immediatamente questa emergenza".