Roma, 20 gen. (Labitalia) - "A Berlino speravo si riuscisse ad ottenere qualcosa di più: invece siamo sempre allo stesso punto, nel senso che non si riesce a trovare un accordo che soddisfi tutte le forza in gioco ed anche tutti gli 'sponsor'. Perché parliamoci chiaro: qui abbiamo Paesi europei che si sono schierati chi con l'uno chi con l'altro, per poter poi trarre vantaggio da un'eventuale pacificazione della Libia per quanto riguarda la politica energetica". Così Loretta Napoleoni, economista e saggista, commenta con Labitalia/Adnkronos i risultati del vertice di Berlino sulla Libia.Quel che è certo, aggiunge Napoleoni, "è che l'Europa da Berlino esce sicuramente indebolita". "Oggi l'Europa -sottolinea la studiosa- è molto più debole di quello che era tre o 5 anni fa e questo perché abbiamo avuto un consolidamento della posizione di Erdogan in Turchia, e un ruolo sempre più importante della stessa Turchia all'interno nelle questioni medio-orientali. C'è anche un rafforzamento della Russia in Medio Oriente, di cui prendere atto"."Cioè il problema della debolezza europea -dettaglia Napoleoni- non è solo il fatto che siamo stati incapaci di risolvere il problema libico: è anche il fatto che l'Europa sta perdendo importanza all'interno di tutto lo schieramento medio-orientale, è un fenomeno direi generale, non solo limitato alla Libia".E dovendo guardare alle azioni del governo italiano, osserva Napoleoni, "non vedo alcuna 'presa' sulla situazione". "Al contrario: questo mi sembra -rimarca- un governo molto debole per quanto riguarda i rapporti con la Libia. Anche perché la situazione è cambiata profondamente: non siamo più ai tempi di Gheddafi e Berlusconi, quando esisteva tra l'Italia e la Libia una sorte di 'ponte' attraverso il quale la Libia riusciva a entrare in Europa. Adesso in quel territorio ci sono tantissimi altri legami un po' dappertutto, e tutto si è tutto molto frammentato".Ma in Libia c'è tuttora una forte presenza italiana. "L'Eni ha una presenza schiacciante -ricorda Napoleoni- perché è sempre stata lì, perché come italiani abbiamo avuto un ruolo fondamentale nella costruzione dell'industria energetica libica. Ma rischiamo, anche per quanto riguarda i rapimenti, in quanto siamo molti presenti con personale in zone non sicure. E rischiamo -ribadisce- non avendo una posizione forte nei confronti di tutti gli schieramenti, diciamo che siamo abbastanza deboli".Paradossalmente, dice Napoleoni, "la posizione dei francesi è migliore della nostra: noi abbiamo tutto da perdere, loro tutto da guadagnare". Anche la scelta di appoggiare al Sarraji, spiega Napoleoni, "deve essere apparsa al governo italiano come la scelta più semplice e, del resto, questo governo non sembra avere una conoscenza dettagliata del territorio". Tra Haftar e al Serraji, insomma, conclude l'esperta, "la decisione di appoggiare l'uno piuttosto che un altro può essere stata dettata anche da un errore di politica estera".