
Milano, 21 gen. (Adnkronos) - "Conoscendo molto da vicino mio padre, l’uomo che è, l’energia e la generosità con cui ha affrontato i problemi del Paese, conoscendo tutto questo ho potuto soppesare bene, senza mi pare eccessive miopie, quanto assurdi fossero e siano gli attacchi contro di lui, quanto lontane dal vero le valutazioni sul suo agire politico, quanto persecutorie e strumentali certe inchieste della magistratura". Lo afferma Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori, in una lettera inviata al direttore de 'La Repubblica' dopo un articolo pubblicato dal quotidiano sul rapporto fra figlie e padri celebri dal titolo 'Quelle figlie guardiane dallo sguardo un po' miope'. "E’ chiaro, Silvio Berlusconi non ha bisogno di me per reagire a queste manovre, lo ha fatto e lo fa continuando a battersi come un leone. Altro che Anchise sulle spalle di Enea. Ma da figlia non posso non ribellarmi di fronte a tanta infamia, a tanta menzogna". "E non credo, per usare le parole di Merlo -continua Marina Berlusconi citando l'autore dell'articolo- che il mio comportamento rischi 'di impedire o solo di rallentare la verità storica'. Il desiderio che mi anima è esattamente l’opposto: quello, lo sostengo senza alcuna velleità e presunzione, di dare il mio piccolo, piccolissimo contributo perché verità e storia non camminino più su strade divergenti, perché la verità storica cominci finalmente ad essere letta senza le lenti deformanti del pregiudizio e dell’odio", scrive. "E' sicuro Merlo che l’amore di una figlia accechi più dell’odio a testa bassa dell’avversario politico?"."Devo dire che, al di là delle 'figlie guardiane', certi giudizi politici mi pare inizino a riscoprire un poco di obiettività, mi pare che a fronte di un desolante presente anche molti avversari inizino a rendersi conto dei meriti di chi da più di vent’anni si impegna per cercare di migliorare le cose in questo Paese. Dopo tanti veleni, sarebbe un bel passo avanti", conclude.
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