
oma, 29 lug. (Adnkronos) - Bagni a prova di infezione al mare, in piscina o al lago è possibile ma è meglio stare "lontani da foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali, che in genere sono i veicoli principali di contaminazione batterica e virale, a causa dell'insufficiente depurazione o di scarichi illegali". A sottolinearlo è lo scienziato del Cnr Vito Felice Uricchio dell'Istituto di ricerca sulle acque, l'istituto che siede al tavolo istituito con l'Iss e l'ospedale Sacco di Milano per studiare e valutare i possibili rischi da contagio di SarsCov-2 legati agli impianti idrici. Certo, con i suoi oltre 7.000 chilometri di costa e i suoi paesaggi marini, l'Italia è uno dei paradisi balneari più amati al mondo ma purtroppo questa estate la pandemia ha ridotto drasticamente il numero di turisti stranieri, ma gli italiani non stanno rinunciando al piacere di un bagno al mare o in piscina. I regolamenti disposti da Governo e Regioni per l'accesso e l'utilizzo di spiagge e piscine sono rigorosi, il dubbio che in acqua il contagio sia possibile si insinua però ugualmente. "Un'esperienza così traumatica come la pandemia -osserva Uricchio- richiede momenti di tranquillità e benessere, quali quelli che il nostro corpo gode immerso nell'acqua: benefici per l'apparato respiratorio e cardiovascolare, miglioramento delle abilità motorie, del rilassamento e del sonno".E per studiare i possibili rischi legati agli impianti idrici è stato istituito un tavolo di lavoro che ha coinvolto i ricercatori del Cnr-Irsa di Brugherio e di Roma, dell'Istituto superiore di sanità e dell'Ospedale Sacco di Milano. "Dagli studi condotti emergono risultati rassicuranti, che mostrano come il virus venga annientato dagli impianti di depurazione: le acque a valle ne risultano prive. Inoltre, la vitalità del virus risulta del tutto trascurabile già all'ingresso nei depuratori" assicura il ricercatore.
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