Milano, 30 nov. (Adnkronos Salute) - Sono circa 38 milioni nel mondo le persone che convivono con l'Hiv, con quasi 2 milioni di nuove diagnosi ogni anno. L'infezione continua a rappresentare "una questione di salute pubblica a livello globale", avverte la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "Dopo anni di successi - osservano gli esperti - in questi ultimi mesi siamo stati travolti dalla pandemia di Covid-19 che ha rallentato screening e trattamenti", ma "la ricerca non si ferma. E' andata avanti e lascia intravedere nuovi scenari per il 2021", preannunciano gli specialisti che in occasione della Giornata mondiale del 1 dicembre lanciano un doppio appello: sul fronte dell'assistenza, per "portare gli infettivologi sul territorio a fianco dei medici di famiglia" e sfruttare le opportunità offerte dalle "nuove tecnologie a partire dalla telemedicina", e sul fronte della prevenzione con "corsi di educazione sanitaria e sessuale" anche nelle scuole. "Occorre rafforzare il sistema di lotta all'Aids - ha esortato il presidente della Simit Marcello Tavio, durante un incontro online promosso dalla società scientifica e organizzato da Aristea con il contributo non condizionato di Gilead Sciences - identificando alcuni punti chiave su cui le prossime strategie dovranno essere imperniate. Bisogna creare e rafforzare una rete, intesa nel senso di squadra, che possa mettere in contatto istituzioni, amministrazioni locali, medici di famiglia, specialisti infettivologi, community dei pazienti. In particolare", sottolinea Tavio, "bisogna portare gli infettivologi sul territorio a fianco del medico di medicina generale, in quanto certe patologie infettive come l'Aids non possono essere delegate nella loro gestione territoriale senza interessare ulteriormente l'ospedale e puntando su un modello meno caratterizzato dall'ospedale". Ma "in questo quadro serve" anche "una maggiore informazione e formazione che parta dalla scuola e dalla società in generale, con corsi di educazione sanitaria e sessuale. Inoltre - aggiunge Tavio - serve un'implementazione delle tecnologie in parte emerse con forza in questo periodo, a partire dalla telemedicina per raggiungere i pazienti lungo degenti anche nell'assistenza domiciliare. Serve poi un grande impegno nella lotta allo stigma, per permettere anche a quei pazienti marginalizzati di essere inseriti nel mondo del lavoro e nella vita sociale".In 40 anni di lotta all'Aids, gli "straordinari progressi scientifici" soprattutto "degli ultimi anni" hanno trasformato l'infezione da Hiv da malattia mortale a patologia cronica. "L'Hiv oggi si può controllare - ricorda la Simit - garantendo al paziente una qualità di vita molto simile al resto della popolazione, e si può ridurre la viremia fino ad azzerarne il rischio contagio. Restano però aperte numerose questioni su cui bisogna ancora lavorare. Anzitutto, diversi studi hanno dimostrato una maggior frequenza di alcune patologie non infettive, legate normalmente all'invecchiamento, come ad esempio le malattie cardiovascolari per le quali il rischio è quasi il doppio nelle persone con infezione da Hiv". Barbara Suligoi, direttore del Centro operativo Aids - Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, ha fotografato una situazione statistica in chiaroscuro, ma con più luci, con un calo del 38% dei pazienti positivi nell'ultimo decennio, un -20% decessi e un aumento dei test anche tra i giovani, con un +48% anche grazie alle iniziative con i laboratori mobili e i test in piazza alla ricerca del virus. Ma quali sono le novità terapeutiche all'orizzonte? "Gli studi HPTN83 e HTPN84 sono tra i più rilevanti dell'ultimo periodo - ha riferito Antonella Castagna, primario di Malattie infettive all'Irccs ospedale San Raffaele di Milano - L'introduzione di un farmaco long acting somministrato per via intramuscolare ogni 8 settimane ha portato a una significativa riduzione delle nuove infezioni di Hiv, sia nelle donne che nei maschi che fanno sesso con maschi: questa è una delle acquisizioni più importati di questi ultimi mesi. Si sta muovendo anche la strada dei vaccini, ma resta molto complessa, per diverse ragioni tra cui la variabilità del virus e la mancanza di modelli utili nella dimostrazione dell'efficacia". "Sul fronte della ricerca sono stati fatti altri grandi passi avanti", ha assicurato l'esperta. "Il nostro Paese è coinvolto nella sperimentazione di nuove molecole con meccanismi d'azione innovativi tra cui l'inibizione dell'ingresso nella cellula, l'inibizione della maturazione virale e quella del capside virale. Vi è innovazione anche nelle strategie terapeutiche: a fianco della triplice terapia nella sua attuale formula standard, adesso abbiamo la possibilità di proporre ai pazienti una terapia con due farmaci: una grande conquista nella gestione a lungo termine del paziente. In questo scenario si colloca il parere preliminare positivo di Ema", l'Agenzia europea del farmaco, "sull'autorizzazione in commercio dell'associazione rilpivirina+cabotegravir, 6 iniezioni intramuscolari l'anno nella terapia di semplificazione, una rivoluzione e una sfida che gestiremo nel 2021". "Se riusciremo a controllare la pandemia di Covid-19 - è convinta Castagna - potremo offrire ai pazienti un percorso terapeutico nuovo, di semplificazione nei pazienti in soppressione virologica, di ottimizzazione nei pazienti con opzioni terapeutiche limitate, ponendo più attenzione a quelli che sono gli outcomes rilevanti per la qualità di vita del paziente. Nonostante le difficoltà nella gestione dei pazienti cronici, per la ricerca è un momento di grande fervore".