Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Via alle consultazioni del premier incaricato Mario Draghi con i rappresentanti dei partiti e spazio al dibattito: sarà un governo tecnico o politico? "Mi sembra stia emergendo una linea mediana. Mi lasci però dire in premessa che è tecnicamente impropria oltre che ellittica la dizione governo tecnico". A parlare è il costituzionalista Gino Scaccia che conversando con l'Adnkronos rileva: "immagino che i partiti vorranno essere convolti nel governo dell'ex presidente della Bce, e non solo nella funzione di 'schiaccia-bottoni' che ratificano decisioni altrui. Credo anzi che lo stesso Draghi saggiamente voglia chiedere un'attiva presenza politica per non essere accusato di aver 'commissariato' la democrazia rappresentativa"."Tutti gli esecutivi - spiega - devono godere della fiducia delle Camere ed hanno bisogno del sostegno di una base parlamentare, assicurata dai gruppi politici che compongono il Parlamento. In questo senso anche governi presuntamente tecnici poggiano su una maggioranza politica". Dunque definiamo l'espressione governo tecnico: "E' un governo - risponde il professore ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all'università di Teramo e docente alla Luiss - nel quale la rappresentanza di politici di professione è ridotta, come ad esempio nel governo Ciampi, emerso dalle macerie di tangentopoli nel 1992, in cui furono reclutati professori di grande prestigio che non avevano pregresse esperienze politiche. E' tipicamente un esecutivo di scopo, di transizione in cui le personalità politiche più eminenti preferiscono non esporsi direttamente, pur non facendo mancare il loro sostegno al governo".Secondo il costituzionalista, "oggi, come nel 2011 con Monti, c'è bisogno di mettere mano con decisione a problemi di inefficienza da lungo tempo irrisolti per poter impiegare al meglio la pioggia di miliardi che l'Europa ci ha elargito. Saranno necessarie scelte coraggiose per modernizzare i meccanismi decisionali e il sistema economico e questo potrà provocare reazioni corporative e scontento in diversi segmenti dell'elettorato. Credo che Draghi sia stato scelto da Mattarella perché lo ritiene capace di raccogliere la sfida, assorbendo e superando queste resistenze senza preoccupazioni elettoralistiche". In questo quadro dunque "la classe politica finirà per assecondare l'ex presidente della Bce per non essere esclusa dalla gestione delle risorse del Next generation EU, ma lo farà senza perdere l'anima, senza snaturarsi, senza consegnarsi a un governo di soli tecnici. D'altro canto - osserva Scaccia - l'autorevolezza di un Governo si gioca certo sulla qualità professionale (e dunque tecnica) dei ministri, ma anche sulla forza politica assicurata dal coinvolgimento diretto nell'esecutivo degli esponenti più autorevoli dei partiti". Quello attuale si delinea dunque come un contesto esente da formule declinate "per un governo di professori e banchieri, o al contrario per un esecutivo tutto politico con il solo Draghi in rappresentanza della componente tecnica; piuttosto si intravede un governo a composizione mista".(di Roberta Lanzara)