Roma, 4 feb. (Adnkronos Salute) - Con il rallentamento nella consegna dei vaccini contro Covid-19, sono state somministrate quasi esclusivamente seconde dosi. Al 3 febbraio, hanno completato il ciclo vaccinale con il richiamo 808.306 persone, l'1,36% della popolazione. Ma sono molto marcate le differenze regionali. A fare il punto è il monitoraggio settimanale indipendente della Fondazione Gimbe. Si va dallo 0,80% della Calabria all'1,89% dell'Emilia Romagna. Inoltre, negli ultimi 12 giorni, a causa dei ritardi nelle consegne, sono state somministrate quasi esclusivamente seconde dosi. "In conseguenza degli annunciati ritardi - precisa Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe - le forniture si concentreranno nella seconda metà del primo trimestre e per la maggior parte nel mese di marzo. Senza un imponente potenziamento della macchina organizzativa, quindi, sarà impossibile somministrare tutte le dosi prima di fine aprile". Complessivamente, il 71% delle dosi arrivate è stato destinato a operatori sanitari e sociosanitari, il 19% a personale non sanitario, il 9% a personale e ospiti delle Rsa e l'1% a 'over 80'. "E' stato chiarito - spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - che il personale non sanitario, ufficialmente non previsto dal Piano vaccinale, include persone che a vario titolo lavorano nelle strutture ospedaliere e sanitarie. Ma, in assenza di un'anagrafe vaccinale nazionale, in questa categoria possono confluire anche soggetti al momento esclusi dalle categorie prioritarie". Rispetto alla media nazionale del 19%, dal database ufficiale, evidenzia Gimbe, risulta una notevole variabilità regionale: dal 2% dell'Umbria al 32% di Basilicata e Lombardia.