Crisi Governo, l'art director Ottonello: "La poltrona? Tra passione e ossessione è come un trono"

L'architetto Ied: "E' simbolo e status symbol allo stesso tempo, è personale, non la si vuole cedere mai"

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AdnKronos
Roma, 4 feb. (Labitalia) - "La crisi di governo e l'attaccamento dei politici alla poltrona? E' una cosa molto curiosa, un titolo potrebbe essere: 'Poltrona, tra passione e ossessione'. Io mi occupo di semiotica da tanto tempo e il simbolismo è una cosa che uso molto spesso e che mi interessa moltissimo". Così, con Adnkronos/Labitalia, Giovanni Ottonello, architetto e art director dello Ied - Istituto europeo di design, sul significato della poltrona per i politici e per gli italiani. Il voler restare attaccati alla poltrona, spiega Ottonello, "fa parte proprio della natura umana". "La poltrona è un simbolo e uno status symbol allo stesso tempo. Nasce come momento di ozio però in realtà non ha solo una funzione pratica legata alla comodità ma negli anni è servita a identificare le figure importanti della società", sottolinea. E infatti, spiega l'esperto, "il potere è sempre stato legato anche alle dimensioni della poltrona stessa. E il parallelismo è con il trono. Al Capone, Scarface, parliamo naturalmente di un altro potere, nel film si siede su una sedia che in realtà era un trono". E non solo per i politici ma anche per i 'comuni mortali' la qualità della poltrona è importante. "Chi compra la poltrona la compra comoda -spiega- perché rappresenta esattamente un momento suo, uno spazio fisico suo. Dal punto di vista politico, invece, è come se avessi ottenuto una riconoscibilità di qualcosa che è tuo ma che è riconosciuto come tale non solo da te ma anche dagli altri", sottolinea ancora Ottonello. Un rapporto, quello tra gli italiani e la poltrona, che negli anni è cambiato restando però sempre un simbolo. "Negli anni non è cambiata la poltrona, ma sono cambiate le persone che l'hanno occupata. Un oggetto che tutti noi riconosciamo, il design negli anni l'ha modificata, per certi versi l'ha distrutta, ma è rimasta nell'immaginario come simbolo, è il simbolo da un lato del potere e dall'altro del pensatore. Quando ti vuoi rilassare, e anche pensare e ragionare su delle cose la poltrona diventa un momento tuo", sottolinea Ottonello. E sì perché la poltrona è un oggetto strettamente personale, che non si vuole dividere con nessuno. "Se andiamo a vedere -ricorda Ottonello- la definizione della Treccani dice per una sola persona. E quando si dice ambire a una poltrona si parla di un'ascesa sociale della persona stessa. Anche se non ti siedi materialmente su una poltrona, il concetto rimanda a un cambio di condizione sociale", rimarca Ottonello. Certo, c'è poltrona e poltrona. "Una poltrona di pelle non ha lo stesso spessore di una poltrona fiori, il materiale la rende più preziosa o meno", ricorda. E per Ottonello "tutte queste cose hanno fatto sì che la società considerasse negli anni la poltrona come elemento importante dell'arredamento: tu compri un divano e una poltrona, il divano è per gli amici, la poltrona è tua, è sempre del capo famiglia, del papà, del marito". "E' il luogo -spiega ancora- in cui si sta tranquilli a casa ritornando dal lavoro. Più consumata è, più l'accetti, perché vuol dire che l'hai utilizzata per pensare. Le poltrone di pelle consumate raccontano una storia, quelle intonse no", conclude.

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