
(Adnkronos) - E Letta? Le voci circolate nella giornata di ieri mettevano in rilievo due questioni che avrebbe posto l'ex-premier: una candidatura unitaria e un mandato pieno con il congresso nel 2023. Ecco, il secondo punto, è quello che fa irrigidire tutta l'ala 'congressista' dem. "I temi che sono emersi in questi mesi sul futuro del Pd richiedono di essere presi molto sul serio, coinvolgendo tutta la nostra comunità politica, a partire da iscritti e militanti, tramite un autentico congresso", dice Andrea Romano di Base Riformista. Un modo per tenere insieme tutto, suggeriscono da Base Riformista, potrebbe essere un dispositivo che accompagni la candidatura di Letta con un impegno al congresso quando sarà finita l'emergenza sanitaria. Ma la maggioranza non è dello stesso avviso. Anche perchè se tutti convergono su Letta, in teoria non ci sarebbe bisogno appunto di alcuna mediazione per il via libera al nuovo segretario che però auspica un sostegno unitario, o il più largo possibile, alla sua candidatura. "La verità è che Base Riformista è in difficoltà. Come fanno a non votare Letta? E quindi alzano cortine fumogene" tra la suggestione di una candidatura femminile e la questione congresso. Dice l'orlandiano Michele Bordo: "Noi dobbiamo evitare che riprenda la discussione da dove l'abbiamo lasciata. Il tema non è quando facciamo le primarie. Il congresso si farà a scadenza nel 2023. Anche perché se chiami una personalità come Letta, non la chiami a tempo...".
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