
(Adnkronos) - "Ovviamente, sappiamo bene che ogni sentenza va rispettata- aggiungono -Purtuttavia, rimanendo fiduciosi circa il pronunciamento del giudice di secondo grado, riteniamo debba meglio coniugarsi il sacrosanto rispetto dell’operato della magistratura con la salvaguardia della dignità di quei Funzionari dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza che meritano piena stima per la professionalità da sempre dimostrata e che tanto lustro hanno dato all’Amministrazione stessa". "Quanto accaduto, infatti, ci ha fatto profondamente riflettere sulle conseguenze che un Funzionario di Polizia possa subire in seguito ad una condanna in primo grado relativa a fatti inerenti l’attività d’ufficio - dicono - Essere rimossi dal proprio incarico e collocati “in disponibilità” in altra sede, come immediata conseguenza di una sentenza di condanna di primo grado, non solo mette a dura prova gli animi dei colleghi, già pesantemente afflitti dalla non definitiva decisione dell’Autorità giudiziaria, ma rischia di alimentare un clima interno di timore e demotivazione nello svolgimento quotidiano dell’attività lavorativa da parte di ciascun appartenente, funzionario e non"."Vorremmo quindi che si potesse riflettere sulla necessità che il rispetto di una sentenza non definitiva porti ineluttabilmente a tali penalizzanti conseguenze, anticipando, di fatto, una condanna, in assenza di qualsivoglia misura cautelare, fin qui mai applicata dai medesimi Magistrati - aggiungono - Ci chiediamo poi, anche in considerazione dei lunghi tempi della giustizia italiana, se valga o meno per noi, Funzionari di Polizia, il principio costituzionale della presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva".
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