Tokyo, 10 ago. (Adnkronos) - “Tante volte bisogna essere al posto giusto al momento giusto. Diciamo che sono stato al momento giusto e nel posto giusto. Io non mi sono preso nessun merito. Ho fatto l’atleta e so cosa vuol dire preparare un’Olimpiade, la cosa che è vera è che io ho cercato di rendere le cose il più facile possibile, e questo è quello che deve fare un presidente, agevolare il lavoro di tecnici e atleti. Se un presidente non lo fa allora è finita”. Lo ha detto il presidente della Federazione italiana atletica leggera, Stefano Mei, all’Adnkronos, tracciando un bilancio di Tokyo 2020 dove l’atletica ha vinto 5 medaglie d’oro. Era accaduto soltanto due volte nella storia, che una federazione vincesse cinque medaglie d’oro nella stessa Olimpiade: la scherma ad Anversa nel 1920 e il ciclismo a Roma nel 1960, con i presidenti Carlo Montù e Adriano Rodoni. Adesso ce n’è un terzo che è Stefano Mei, che entra nella storia con le cinque medaglie d’oro dell’atletica. “Rimpianti in questi Giochi? No, nessuno. Sono dispiaciuto per Gaia Sabbatini. L’americana, senza farlo apposta, cadendo gli è andata addosso ed oggettivamente l’ha danneggiata. Una è stata riammessa mentre l’azzurra no, nonostante il nostro ricorso. Questa è stata l’unica cosa che mi ha dato fastidio. Abbiamo avuto pochissime controprestazioni, tutte per motivi fisici, i ragazzi sono stati tutti bravi”, ha aggiunto Mei che non è preoccupato in vista di Parigi 2024. “Sarà difficile confermarsi? Si, ma avendo questa forza puoi strutturarti in un altro modo. Non necessariamente facendo delle rivoluzioni, ma con un cambio di mentalità e di modello, alzando la qualità dei nostri allenatori, dando una mano a coloro che lo fanno tutti i giorni e spesso in modo volontario”.