
(Adnkronos) - Per compattare il fronte - a Roma come a Torino, dove però si gioca una partita diversa - il lavoro è già partito. Con un'indicazione precisa. La consapevolezza che a differenza del passato, gli elettori non si spostano più seguendo il 'capo politico' ma si spostano per un voto di opinione. Parlare agli elettori, insomma. Letta ha già detto che vedrà tutti i leader: "Cercherò Calenda, Conte, Renzi, tutti coloro che rappresentano partiti e movimenti con i quali possiamo dialogare nelle città che vanno al ballottaggio".Ma senza proporre "apparentamenti e accordi di governo basati su posti e assessorati. Faremo una proposta ai cittadini di Roma, Torino, Trieste. Il ballottaggio non è una continuazione del primo turno, con gli screzi e i veleni della campagna elettorale". Tuttavia, qualche screzio c'è ancora. E se oggi Carlo Calenda twitta "bene", dopo che Roberto Gualtieri ha confermato che non avrà 5 Stelle in giunta, c'è stata la pronta -e dura- reazione di Roberta Lombardi: "Mai chiesto l'ingresso in giunta", dice all'Adnkronos. "Rimane agli atti però che una certa sinistra radical chic continui a guardare con condiscendenza e senso di superiorità il M5S. Gli elettori non sono una mandria di buoi da condurre al pascolo". Letta continua a tessera la tela sul modello della coalizione costruita a Siena. L'embrione del nuovo Ulivo, "da Renzi a Fratoianni". Un primo passo potrebbe concretizzarsi proprio nei ballottaggi di metà ottobre. E forse anche di questo hanno discusso oggi Enrico Letta e Romano Prodi alla festa per i 70 anni di Pier Luigi Bersani a cui ha preso parte mezzo governo e qualche decennio di storia del centrosinistra. "Letta ha salutato tutti -racconta un ospite- ma ha parlato a lungo soltanto con Prodi, una lunghissima chiacchierata appartati".
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