
Milano, 23 feb. (Adnkronos) - “Soltanto colui che ha fatto la guerra può racontare la verità sui terribili disastri che lascia”. È citando questo detto che don Igor Krupa, parroco della comunità ucraina a Milano, esprime all’Adnkronos il suo sconcerto per quanto sta accadendo nel suo Paese. “La guerra è il più grande disastro e la più grande pazzia che l’uomo può fare. Noi facciamo parte della generazione che la guerra la vede solo dai filmati, ma in Ucraina la guerra c’è dal 2014: nel Donbass non hanno mai smesso di sparare e hanno continuato a morire ragazzi giovani”, racconta don Igor, riferendo della “grandissima preoccupazione” che si respira tra i membri della sua numerosa comunità, composta da famiglie con figli nati in Italia e da tante donne venute a Milano per lavorare come badanti, con il sogno di tornare in Ucraina, dove ancora vivono i loro cari. “Conosco delle donne, i cui figli già hanno fatto la guerra e ora stanno lì, nel Donbass. Queste persone sono venute in Italia per dare un futuro ai propri figli e alle proprie famiglie e ora questo futuro è minacciato. Queste donne un giorno vorrebbero tornare in Ucraina e vorrebbero trovare la loro casa come l’hanno lasciata, non distrutta”, dice il sacerdote. “La cosa bella è che in questo momento molto difficile per il nostro Paese non ci siamo sentiti soli, ma appoggiati dalle parrocchie italiane di Milano. Tantissime persone italiane quando le incontro mi dicono ‘don Igor preghiamo per lei e per la sua comunità, per la vostra terra’. Questo mi fa moltissimo piacere”, sottolinea il parroco, che in quanto tale – racconta - “rappresento coloro che non vogliono la guerra e che pregano perché non ci sia. Io provengo dall’Ucraina e vorrei che il mio Paese, indipendente da trent’anni, continuasse a esistere. Vogliamo rimanere ucraini, con la nostra bandiera, la nostra terra e la nostra lingua”. Un appello che don Igor rivolge direttamente “a Dio, che è il Signore di tutto il creato, e che veramente può tutto. La gente purtroppo a volte lo dimentica e per questo fa pazzie”. Nelle ultime settimane sono frequenti gli inviti che il sacerdote ha rivolto alla sua comunità a pregare per la pace. “E la gente risponde eccome”, racconta, osservando: “È normale che in momenti come questi le persone cerchino Dio e crescano la fede e la partecipazione”.
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