Milano, 24 ago. (Adnkronos) - "La debolezza dell'euro è un elemento a favore, da non sottovalutare". Ha dichiarato Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, in un'intervista a Repubblica in merito al calo dell'Euro, tornato sotto il livello del dollaro per la seconda volta da quando è stato introdotto nel 2002. De Felice, in un'intervista a Repubblica, ha ricordato che il Paese, all'inizio degli anni Duemila aveva un avanzo commerciale, al netto della bolletta petrolifera, "di circa 30 miliardi di euro. Nei primi sei mesi di quest'anno siamo già a quota 43 miliardi. Significa che siamo diventati più bravi a produrre beni di medio-alta qualità e a esportare". Secondo l'economista, da questa situazione si avvantaggeranno maggiormente tutte quelle aziende che nel corso degli anni si sono specializzate nell'esportare i propri prodotti, proponendo merci di qualità superiore. I grossi movimenti di valuta delle ultime settimane, pur svantaggiando i consumatori, possono favorire settori come "meccanica, mezzi di trasporto, alimentari, moda, alcuni beni di largo consumo", tutti quanti "in pole position per sfruttare il super-dollaro" dal momento che "un euro debole rende più attraenti le nostre merci oltreoceano". Il rovescio della medaglia sono le importazioni in dollaro, che nei prossimi mesi, potrebbero gravare sui bilanci di molte aziende, contribuendo a far salire l'inflazione, con effetti negativi per le famiglie. "Non dobbiamo pensare solo agli Usa - sottolinea De Felice - per esempio il 60% delle merci che compriamo da Cina e Hong Kong le paghiamo in dollari e non è poca cosa, quell'area rappresenta quasi il 10% del nostro import complessivo. Insomma, il quadro è complesso, ma certo per l'industria manifatturiera e per alcuni servizi la forza del dollaro è un elemento positivo". L'economista di Intesa Sanpaolo allontana anche lo spettro della recessione per il Paese: "La Germania, a mio avviso, è già in recessione, ma Italia e Spagna sono meglio posizionate. Per il nostro Paese stimo una crescita del Pil del 3,4-3,5% per quest'anno e intorno all'1% nel 2023. Il Paese è diventato molto più resiliente di qualche anno fa, con una posizione finanziaria netta che nel 2011 "era negativa verso l'estero per il 21% del Pil, e ora è positiva per il 7%. Un elemento di forza da non sottovalutare".