Roma, 19 nov. (Adnkronos Salute) - Una migliore gestione del paziente con maculopatia legata all’età (Amd, dall’inglese Age-related macular degeneration) è possibile agendo su 4 i punti di forza: acquisire consapevolezza sull’attuale presa in carico dei pazienti con maculopatia ed il relativo impatto economico e sociale da parte di tutti gli stakeholder coinvolti; costruire una presa in carico integrata riducendo le disuguaglianze; favorire condizioni di massima appropriatezza (come l’aderenza terapeutica) e misurare l’impatto degli investimenti sanitari in base al valore generato all’interno del percorso di presa in carico. Lo evidenzia l'analisi sul costo della patologia appena diffusa e condotta dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari – Facoltà di Economia nel campus di Roma dell’Università Cattolica (Altems), con il supporto non condizionato di Roche Italia.“Il rapporto fa emergere chiare necessità legate alla sfera economica e di investimento. Da un lato è indispensabile favorire una pianificazione strategica degli investimenti sempre più integrata tra la sfera sanitaria e quella sociale. Dall’altro è necessario misurare l’impatto dell’investimento sanitario in base al valore generato all’interno del percorso di presa in carico”, spiega Americo Cichetti, ordinario di Organizzazione aziendale alla facoltà di Economia dell’Università cattolica e direttore dell’Altems intervenendo al webinar online ‘Degenerazione maculare legata all’età, bisogni emergenti e politiche sanitarie determinanti per un’assistenza basata sul valore’.I risultati dell’indagine mostrano che “i modelli di gestione impattano in base al livello di aderenza. Con un’aderenza intorno al 50%, l’efficacia si riduce - osserva Cicchetti - Con l’attuale modello di gestione il burden economico associabile al singolo paziente è di 60 mila euro, di cui i costi sociali (indiretti e out of pocket) pesano il 60% (40 mila euro). Il follow up di trattamento farmacologico pesa meno del 17%. Se ottimizziamo il percorso terapeutico con tecnologie in grado di facilitare l’aderenza – precisa l’esperto - la spesa cala a 36mila con quella farmacologica che aumenta, in percentuale, ma per la drastica riduzione di quella sociale. Il risparmio di 24 mila euro per paziente è estremamente significativo”.Come sottolinea Stanislao Rizzo, ordinario di malattie dell’Apparato visivo alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttore della Uoc di Oculistica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs: “Un percorso di presa in carico, se declinato in modo inappropriato, non solo comporta inefficienze economiche ma contribuisce negativamente alla qualità della vita di paziente e caregiver e ai relativi costi associati. Infatti, il rapporto conferma l’importanza di assicurare condizioni di massima aderenza alle terapie al fine di garantire appropriatezza clinica ed economica, e ci ricorda l’importanza di garantire un’assistenza integrata al paziente attraverso modelli di presa in carico focalizzati sulla diagnosi precoce e sull’appropriatezza terapeutica”. Aggiunge Assia Andrao, presidente Retina Italia onlus: “Considerando quanto emerso dalla ricerca Altems e che la quasi totalità dei pazienti con maculopatia convive con almeno un’ulteriore comorbidità, riteniamo fondamentale assicurare la partecipazione attiva dei pazienti nella ricerca e sviluppo dei modelli di presa in carico. Questo coinvolgimento – continua - deve essere operato con la consapevolezza che il paziente e il suo caregiver sono gli unici che possono restituire un punto di vista sulla patologia, in quanto vissuto in prima persona. Inoltre, all’interno di una patologia caratterizzata da frequenti ingressi in ospedale per controlli e trattamenti è fondamentale capire quanto tempo il paziente trascorre all’interno delle strutture, a maggior ragione se questo ha un impatto sul totale costo della presa in carico del paziente, e sull’impegno psicofisico del paziente”.L’indagine identificando i punti sui quali far leva per una miglior presa in carico, lascia aperta la possibilità di individuare nuove soluzioni per il futuro. “La fotografia presentata da questo studio evidenzia quanto sia importante acquisire consapevolezza sull’attuale presa in carico dei pazienti con maculopatia ed il relativo impatto economico e sociale. Occorre definire indirizzi politico-istituzionali tesi al miglioramento della presa in carico dei pazienti: l’assistenza dovrebbe assicurare la continuità tra ospedale e territorio, condizioni di massima appropriatezza clinica ed organizzativa, dialogo continuo e partecipato tra tutti gli stakeholder e i ministeri coinvolti", commenta la senatrice Elisa Pirro, membro della Commissione Affari sociali del Senato.“Lo scenario attuale ci mostra come le maculopatie e il loro peso sociale ed economico, per il paziente e il caregiver, siano ancora poco riconosciute. Come emerge chiaramente dall’analisi di Altems, si tratta patologie croniche ancora non riconosciute come tali. Proprio per questo l’assistenza che dovrebbe essere fornita a questi pazienti, dovrebbe avere direttrici legislative chiare ed efficaci. Con questa consapevolezza ci impegneremo per costruire una direttrice assistenziale che vada maggiormente incontro alle esigenze di tutte le parti coinvolte”, conclude l’onorevole Simona Loizzo, componente della Commissione Affari sociali della Camera.