Milano, 1 mar. (Adnkronos) - "Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un'Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid 19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni". Il direttivo dell'associazione dei familiari delle vittime #Sereniesempreuniti commenta così la chiusura delle indagini della procura di Bergamo che ha chiuso le indagini per 19 persone tra cui l'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza. Con loro il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e alcuni membri del Cts e altri dirigenti. Dopo 3 anni di indagini, la procura ha individuato delle responsabilità precise nella gestione della primissima fase della pandemia - che coinvolgono il settore politico e istituzionale - e che riguardano "due fatti evidenziati da subito dai familiari con gli esposti presentati in procura": la mancata zona rossa della bassa Valle Seriana e la non attivazione del piano pandemico. "Da sempre ci siamo battuti per la verità per i nostri cari - continuano gli esponenti del direttivo dell'associazione - nonostante l’omertà che ha sempre contraddistinto questa storia. Siamo andati avanti senza mai scoraggiarci nel percorso di memoria e di giustizia, confidando nella magistratura". Una decisione che "non ci restituisce i nostri cari e non cancella le lacrime che abbiamo versato, ma onora la memoria di chi ha pagato in prima persona. A noi che restiamo dà la forza per continuare a combattere con ancora più determinazione le nostre battaglie: quelle della memoria e della difesa della dignità della vita e della morte, perché il sacrificio dei nostri cari non sia vano e mai più una pandemia o una qualsivoglia emergenza ci trovi così impreparati", conclude la nota dell'associazione che si è fatta difendere da un pool di legali, gli avvocati Consuelo Locati, Alessandro Pedone, Luca Berni, Giovanni Benedetto e Piero Pasini.