
Milano, 3 mar. (Adnkronos) - "Lo scorso anno la siccità ha determinato una perdita di raccolto di riso su circa 26mila ettari, di cui 23mila in Lombardia e 3mila nel Novarese; il che, in termini di produzione, vuol dire circa 175mila tonnellate in meno, per un valore stimato in 70 milioni di euro". Per questo il presidente dell'Ente Risi, Paolo Carrà, affida all'Adnkronos il suo grido d'allarme per le imprese italiane che, oltre ad aver perso "importanti risorse finanziarie", ora sono schiacciate "dalla siccità e dall’aumento dei costi di produzione legati alla crisi energetica e alla guerra in Ucraina".La siccità è un fattore di estrema importanza per le imprese, che necessitano di consistenti quantitativi di acqua per poter coltivare il riso: "Al momento -afferma Carrà- tutti gli indici che riguardano le precipitazioni nevose in Valle d’Aosta e la piovosità in Piemonte e in Lomellina sono abbondantemente sotto la media". E anche "se la primavera dovesse regalarci un po' di pioggia, la preoccupazione rimane per l’irrigazione estiva che comunque sarebbe compromessa dalle odierne scarse riserve nevose in montagna, già ridotte per l’andamento climatico del 2022".Tutto questo potrebbe mettere seriamente a rischio anche le vendite all'estero: "L’Italia, oltre ad essere il primo Paese produttore di riso nella Ue, esporta circa il 60% della propria produzione. Sicuramente la mancanza di prodotto legato alla siccità, unitamente alla diminuzione di superficie coltivata in Italia, ha contribuito ad aumentare le importazioni nel nostro Paese; importazioni che in parte hanno soddisfatto la domanda interna ed in parte hanno soddisfatto la richiesta sul mercato della Ue".
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