
Roma, 12 apr. (Adnkronos) - C’è anche Giovanni Princi, condannato a tre anni per droga nell’ambito dell’indagine legata all’omicidio Luca Sacchi, fra gli indagati dell'inchiesta che ha portato all'operazione della Direzione distrettuale antimafia di Roma, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestino e Ilaria Calò e condotta dai carabinieri del comando provinciale con 15 misure cautelari (12 in carcere e 3 ai domiciliari), con cui è stata smantellata la piazza di spaccio di Torpignattara. I fatti si riferiscono a pochi mesi prima dell’omicidio di Luca Sacchi, il cui nome compare nell’ordinanza di oltre 340 pagine firmata dal gip Paola Della Monica. In particolare, nel luglio 2019, dopo aver intercettato alcuni sms, i carabinieri arrivano a Princi e alla fidanzata. Durante un servizio di osservazione, l’11 ottobre 2019, viene identificato Princi in seguito all’intercettazione di alcuni messaggi inerenti un incontro vicino piazza San Giovanni. Incontro che avviene alle 18.30, quando un uomo, che arriva con una moto nera, viene avvicinato da due ragazzi, Princi e Sacchi. I carabinieri notano Princi parlare con l’altro uomo mentre Sacchi rimane più indietro. Tutti e tre vengono poi identificati dai militari. L’ipotesi degli inquirenti è che ''l'incontro fosse una trattativa per la compravendita di droga''. In seguito al controllo da parte dei carabinieri però la trattativa saltò, inducendo Princi ''a cercare altri fornitori, avviando trattative con i narcotrafficanti di San Basillo per l'acquisto di 15 kg di marijuana in cambio di 70mila euro (dati tratti da fonti giornalistiche)'', culminate con l’omicidio del personal trainer, ucciso con un colpo di pistola alla testa nella notte tra il 23 e 24 ottobre 2019 davanti a un pub nella zona di Colli Albani. Sulla base di questa ricostruzione il pm argomenta per affermare che l'attività di Princi era ''ben avviata'' e che gli incontri ''erano finalizzati esclusivamente all'approvvigionamento di grosse partite di droga''. Dopo l’omicidio Sacchi, Princi fu arrestato e per quei fatti ha concordato in appello una pena di tre anni. A capo della piazza di spaccio di Torpignattara, smantellata dopo indagini durate 5 mesi, c’era Flavio Messina, il cui nome era già emerso in passato nell’ambito di altre operazioni antidroga, che avevano portato anche all’arresto di pusher legati a Fabrizio Piscitelli, alias ‘Diabolik’, ucciso al parco degli Acquedotti il 7 agosto sempre del 2019. ‘’Le indagini hanno consentito – sottolinea il gip - di configurare l'esistenza di una sola piazza di spaccio, quella definita ‘Torpignattara’, essendo emersa l'esistenza di una rete organizzata di persone, che cooperano fra loro (…) seguendo, comunque una ben delineata ripartizione di ruoli, funzionale al buon andamento degli affari. La piazza di spaccio è capeggiata da Messina, che intrattiene, direttamente o per il tramite di collaboratori di sua fiducia, rapporti con i fornitori tali da consentire il reperimento della stupefacente, secondo le esigenze della clientela e, dunque, assicurando sempre agli acquirenti il soddisfacimento delle loro richieste, sì da costituire punto certo di riferimento; intensa anche l'attività di reclutamento di pusher e l'assistenza fornita ai sodali e ai loro familiari, in caso di arresto’’.
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