Napoli, 3 giu. (Adnkronos) - "Non sono uno che cambia idea facilmente quando prende una decisione. Probabilmente mi faccio male da solo? Sì, ma non lascio perché ho smesso di amare, lascio perché ho amato e ho dato tutto". Così il tecnico del Napoli campione d'Italia Luciano Spalletti alla vigilia dell'ultima gara di campionato contro la Sampdoria. "La cena con De Laurentiis in cui sembrava tutto risolto? In quella cena con De Laurentiis abbiamo sistemato tutto in quarto d’ora. Siamo stati lucidi nel concludere quello che era il motivo del nostro incontro. Eravamo d’accordo che avrebbe comunicato lui la scelta""Il momento determinante? Non c’è stato un momento determinante, c’è stata una mentalità determinante che ha fatto la differenza. Il gruppo è composto da amici e professionisti, fino a stamattina hanno messo impegno e entusiasmo. Da qui si capisce perché questa squadra avrà un grande futuro. La cosa più difficile da superare è lasciare il gruppo. Il loro amore ti fa venire dubbi sulla decisione che ho preso. In questi giorni, immaginandomi lontano da qui, ho realizzato quanto sia difficile scegliere di andar via. Il cuore e l’egoismo ti dicono che dovresti continuare perché c’è una squadra fortissima su cui costruire. Ma è proprio l’amore che sento che mi fa accettare la scelta", ha aggiunto Spalletti per il quale è pronta la cittadinanza onoraria. "La cittadinanza onoraria mi emoziona tantissimo. Mi piace essere diventato napoletano, mi piace pensare che anche tra dieci anni potrò tornare qui e essere amico di tanti, ritrovare affetto"."Ringrazio tutti quelli che ho incontrato in questi due anni per me indimenticabili. Ringrazio un gruppo di calciatori straordinario, una città nata per il calcio, i tifosi in giro per il mondo e i bambini che mi hanno abbracciato. Ringrazio tutta la squadra, i vari staff, i dirigenti, i dipendenti del club, il Presidente e la società tutta", ha detto ancora Spalletti. "Abbraccio con De Laurentiis? C’è un’aria di o me o lui e io non voglio che ci sia questa divisione. Nessuno dei due deve annullare l’altro, abbiamo lavorato benissimo tutti insieme. Il senso dell’abbraccio era quello: volevo giocare anche un po’ cancellando queste insidie che si sentono nell’aria"."Quando abbiamo capito che avremmo vinto lo scudetto, ho iniziato a dire alla squadra che avremmo visto la città esplodere di gioia. Ora mi rendo conto di aver parlato per mesi di qualcosa che nemmeno io conoscevo. Napoli non va immaginata, è molto di più dell’immaginazione. Napoli va vissuta e allora ci si rende conto di quello che è. Probabilmente sono sempre stato un po’ napoletano, avevo bisogno di questi due anni per diventarlo del tutto", ha aggiunto Spalletti.