Monza: i giudici, su Penati prove insufficienti e indagini superficiali
giovedì 3 marzo 2016
Milano, 3 mar. (AdnKronos) - Indagini "lacunose e superficiali", prove "insufficienti" e ipotesi "originali". Questi alcuni delle considerazioni che hanno portato i giudici del tribunale di Monza ad assolvere Filippo Penati dalle accuse di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, come risulta dalle motivazioni alla sentenza del processo a carico dello stesso e di altri 10 imputati accusati di corruzione e finanziamento illecito ai partiti per aver dato vita al 'Sistema Sesto', un intricato giro di tangenti nella cittadina alle porte di Milano. L'ex braccio destro di Pier Luigi Bersani, al termine di un caso giudiziario durato oltre quattro anni, è stato riconosciuto non colpevole: "E' stata fatta giustizia, finalmente", dice all'Adnkronos. Per i giudici i conti non tornano: "I miei accusatori - spiega - sono stati giudicati inattendibili e mossi da voglia di vendetta. E le accuse di tangenti anche per la compravendita delle azioni Serravalle infondate". Le motivazioni "chiariscono bene qual è la genesi di questo processo. C'era dell'acrimonia e la voglia di vendetta nei miei confronti e si è montato un processo senza prove".Il motivo sarebbe dovuto al fatto che "qualcuno, che era in difficoltà, pensava che dal momento che eravamo stati amici in passato, io avrei dovuto 'raddrizzare le gambe ai cani', come si dice a Milano, facendo cose che non si devono fare. Io, invece, non ho mai fatto in tutta la mia vita amministrativa un solo atto che fosse contrario ai miei doveri d'ufficio e alla mia coscienza. Ecco che è scattata la voglia vendetta. La cosa grave, però, è che la Procura gli ha creduto senza fare alcun riscontro".
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