Notizie Flash: 1/a edizione - L'economia (10)

sabato 11 giugno 2016
(AdnKronos) - Roma. Occupati prevalentemente nei settori a basso valore aggiunto (servizi alla persona, agricoltura, costruzioni, alberghi e ristoranti), dove la concorrenza con l’offerta di lavoro della componente italiana risulta marginale, con basse qualifiche e una retribuzione media netta inferiore di circa 360 euro al mese. E’ questa la fotografia del lavoratore immigrato che emerge dallo studio 'Le conseguenze della crisi sul lavoro degli immigrati in Italia' realizzato dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio sulle migrazioni, che ha analizzato le condizioni dei lavoratori stranieri occupati in Italia nel quinquennio 2011-2015. Il lavoro degli immigrati ha contenuto il declino dell’occupazione nel nostro Paese e l’incidenza dell’occupazione straniera sul totale degli occupati è aumentata di 1,5 punti percentuali (+329 mila unità), attestandosi nel 2015 al 10,5%. La crisi ha però colpito duramente anche la forza lavoro straniera, con un tasso di disoccupazione nel 2015 più alto di quasi 5 punti rispetto a quello relativo alla forza lavoro italiana (16,2 contro 11,4). Così come è aumentata la precarietà e il part time involontario. Il tasso di sofferenza occupazionale (indicatore elaborato dalla Fondazione che comprende disoccupati, cassa integrati e scoraggiati disponibili a lavorare) degli immigrati in età da lavoro è nel 2015 pari al 15% (604 mila persone), 3,2 punti sopra quello italiano; mentre il tasso di disagio (precari e part time involontari sul totale degli occupati di 15-64 anni) è al 30% (pari a 706 mila persone), quasi il doppio di quello italiano.
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