Bioshopper inquinati con plastica, il nuovo fronte dell'illegalità

giovedì 23 giugno 2016
Roma, 23 giu. - (AdnKronos) - Realizzare finti bioshopper, con tanto di marchio di compostabilità e conformità alla norma Uni En 13432:2002, contenenti percentuali non consentite di plastica tradizionale (polietilene – PE): è il nuovo fronte dell’illegalità, portato alla luce dall’indagine effettuata da Legambiente in collaborazione con il Cnr di Catania. L’iniziativa di Legambiente e del Cnr di Catania, per Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, "è l’ennesima conferma del grave e diffuso contesto di illegalità in cui si trovano ad operare le aziende socie di Assobioplastiche, costrette a competere con imprese che pur di ottenere profitti illeciti arrivano a tagliare i bioshopper con il polietilene, plastica non biodegradabile, non consentita né dalla legge né dalla norma internazionale Uni En 13432:2002”.Una prassi commerciale che impatta sul profilo economico delle aziende e anche sull’immagine del comparto industriale. E’ per questo che Assobioplastiche chiederà a Legambiente i dati integrali dell’indagine al fine di valutare ogni più ampia iniziativa di tutela del mercato e dei propri soci. Legambiente e il Cnr di Catania, sottolinea Assiobioplastiche, hanno messo a punto e utilizzato una nuova metodologia di laboratorio con cui analizzare i bioshopper, metodologia che d’ora in poi potrà essere applicata in modo routinario per migliorare la sorveglianza del mercato e ridurre al minimo i fenomeni di illegalità.“Ringraziamo Legambiente e Cnr Catania per questa iniziativa, di straordinario valore per Assobioplastiche e per tutti coloro che hanno a cuore la legalità. Come associazione siamo pronti al dialogo con ogni soggetto che vorrà impegnarsi a rafforzare la prevenzione e il contrasto dell’illegalità”, ha concluso Versari.
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