Dai sequestri al mercato della droga L'isola vista da Roberto Saviano

(foto: SassariNotizie.com)
mercoledì 12 giugno 2013
Ieri lo scrittore ha incontrato il pubblico a Sassari per presentare il suo libro "Zero, zero, zero" e ha tracciato un'analisi precisa di come si stia modificando la criminalità della Sardegna: da agropastorale a internazionale. Per far girare la cocaina.

SASSARI. La strada tracciata dalla polvere bianca disegna una geografia criminale in cui la Sardegna ha un ruolo ben preciso. Perché la cocaina fa muovere il mondo e la nostra isola ne fa parte e non è immune. E questa cosa va raccontata. Roberto Saviano si (e ci) butta subito dentro la materia complessa del traffico di stupefacenti al centro del suo ultimo romanzo, "Zero, zero, zero". E lo fa da un punto di vista differente: attraverso gli occhi della nostra terra. Impossibile non pensare ai recenti fatti di cronaca, all'arresto di Graziano Mesina, accusato di essere a capo di una pericolosa organizzazione dedita allo spaccio di droga con contatti con i boss boliviani, le 'ndrine calabresi e la mala albanese. Anzi, proprio questa vicenda esemplifica più di ogni altra come la Sardegna sia inserita molto bene all'interno di questi traffici. Effetto della globalizzazione e degli interessi mafiosi con la Costa smeralda a due passi, dove è fondamentale la presenza di porti dove far sbarcare chili e chili di coca.

«Essere in Sardegna è particolarmente necessario. - racconta Saviano di fronte alla platea sterminata in piazza Monica Moretti - Perché viene sempre relegata ai margini del discorso nazionale. Le notizie di questi luoghi poche volte arrivano alla ribalta sui giornali italiani, e quando avviene, è solo per motivi eclatanti. Il resto passa sotto silenzio, nessuno lo conosce. Questo fa sì che la criminalità domini la nostra vita». L'arresto della "Primula rossa" della Barbagia, spiega, per molti è incredibile. Nessuno si aspettava che il bandito diventato simbolo e icona di un'età del malessere potesse trasformarsi in una sorta di Scarface che controllava le partite di "biancaneve" da un capo all'altro della Sardegna facendo girare cifre con moltissimi zeri. «Nell'isola il fatturato della cocaina è di 200milioni di euro». Saviano fa esempi concreti: lo stabilimento trovato in Gallura, utilizzato per ricristallizzare la coca, trasformarla cioè dallo stato liquido a quello solido attraverso complessi passaggi chimici, gli arresti di questi mesi che testimoniano i legami sempre più stretti tra chi gestisce il commercio qui e le mafie nella Penisola, i sequestri di chili e chili di polvere bianca nei porti. Il futuro è a tinte fosche: «Qui c'è un consumo di coca sopra la media nazionale e c'è il rischio che questo posto diventi una sorta di piattaforma naturale in cui stoccare la droga. I vecchi anfratti naturali o gli ovili sparsi nelle campagne, che negli anni Sessanta e Settanta erano diventati prigioni per i sequestrati, possono essere utilizzati come magazzini temporanei».

La criminalità qua sta cambiando dice Saviano in sintesi: da una matrice agropastorale con labilissime rivendicazioni sociali diventa internazionale. Così gli "Hotel Supramonte" si sono adattati alla nuova "gestione", mentre la malavita sarda ha iniziato a fare affari non più da mercante di uomini ma di stupefacenti. E ci ha guadagnato in termini di giro di affari e costo del rischio. E poi c'è la piazza della Costa smeralda e del turismo lungo le coste. «D'estate i consumatori raddoppiano, il giro d'affari è di oltre 200 milioni di euro l'anno. I corrieri sbarcano a Cagliari, Sassari, Olbia, Alghero, a La Maddalena. La Costa Smeralda sta diventando una sorta di "supermarket" della coca». La rotta parte dal Sud America, passa attraverso il Nord Africa, vira in Spagna, poi in Sardegna, oppure può arrivare tramite i porti di Salerno e Gioia Tauro. Un giro del mondo dello sballo.

Raccontare tutto ciò diventa necessario «Raccontare è resistere» aveva scritto Saviano ai tempi di "Gomorra" e tra le righe ripete questo concetto e lo amplia: la criminalità non ha paura dei libri in sé, di quello che c'è dentro le pagine, ha paura degli occhi che leggono quelle frasi, delle parole che si moltiplicano. Perché il lettore conosce, sà. Mentre le mafie non vogliono che si sappia nulla. Tutto deve svolgersi in maniera tranquilla, sottotraccia. Gli affari si fanno con il dito in bocca, non con il rumore delle pistole. Mentre per chi scrive queste cose vivere normalmente diventa difficile. Lo scrittore ripercorre un po' la sua esistenza da quando è sotto scorta, la diffidenza usata come arma attraverso la quale si cerca di delegittimare chi rende noto tutto ciò. La "macchina del fango". «Le organizzazioni criminali vogliono la nostra rassegnazione - dice - utilizzando l'etica dell'infelicità». Vivere blindati fa quasi rimpiangere di aver scritto tutto ciò, perché significa condannare se stessi ad una esistenza in solitudine, lontano dagli affetti più cari. Ma bisogna farsi forza. «Nei momenti difficili, quando sono giù di morale, prendo sempre in mano un libro della poetessa polacca Wisława Szymborska, dove c'è un testo che dice così: "Ascolta come mi batte forte il tuo cuore". Allora capisci che non sei solo, e vai avanti».

 

 


 

(foto: SassariNotizie.com)
Il sindaco Ganau consegna a Saviano le chiavi della città (foto: SassariNotizie.com)
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