FESTIVAL DELL'AEROSPAZIO

Nelle navicelle spaziali anche i piatti tipici della Sardegna: se ne parlerà a Olbia

sabato 11 ottobre 2025
Anche la Fregola sarda nel menu degli astronauti.
OLBIA. La fregula sarda è arrivata dove pochi hanno osato spingersi: nello spazio. La piccola pasta di semola, simbolo dell'identità gastronomica dell'isola, è stata servita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale nel 2007 e oggi torna protagonista – da Olbia all'orbita – nel racconto del Festival dell'Aerospazio, in programma dal 16 al 18 ottobre 2025 al Museo Archeologico.
Tra autentiche confezioni di cibo spaziale, prototipi di coltivazioni per Marte e ricette studiate per nutrire gli astronauti in condizioni estreme, l'evento organizzato da Astec – Aerospace Technology Education Center trasforma la città gallurese nella capitale italiana dello space food. Un viaggio affascinante tra scienza, innovazione e gusto, dove la tradizione sarda incontra la tecnologia più avanzata, dimostrando che anche una semplice fregula può raccontare il futuro dell'umanità. Un percorso espositivo dove sarà possibile toccare con mano il cibo dello spazio, scoprire come nasce, come si conserva e perché è così importante anche per chi resta con i piedi per terra. È questo il cuore della mostra "Space Food", presentata al Festival e omaggiata da Altec S.p.A. ad Astec: un'esperienza immersiva che accende i riflettori sulle sfide della nutrizione in ambienti estremi.
Dai sistemi di coltivazione idroponica e rigenerativa ai protocolli di conservazione per missioni di lunga durata, fino ai modelli di alimentazione adattiva pensati per garantire benessere, prestazioni e sicurezza nello spazio profondo: ogni elemento della mostra racconta la lotta dell'uomo per sopravvivere – e gustare – anche tra le stelle.

Il momento clou sarà la tavola rotonda "Space Food: tecnologia, gusto e sopravvivenza nello spazio profondo", in programma giovedì 16 ottobre alle 15:30, moderata da Marilisa Pischedda, fondatrice di Astec e direttrice del Festival.
«Lo space food – spiega Pischedda – non è solo nutrimento, ma anche benessere e motivazione. È un linguaggio universale che connette la scienza alla sfera più umana e intima: il piacere del cibo, della memoria e della condivisione». Tra gli ospiti, nomi di rilievo come Stefano Polato, lo chef degli astronauti europei – colui che ha nutrito Samantha Cristoforetti, Luca Parmitano e Paolo Nespoli – insieme a Antonella Pantaleo (Università di Sassari), Stefania De Pascale (Università Federico II di Napoli) e Valentina Sumini, architetto dello spazio. Polato racconterà come dietro ogni vaschetta di "cibo spaziale" si nasconda un laboratorio di ricerca e umanità: «Nelle missioni di lunga durata – spiega – il pasto non è solo energia, ma conforto e identità. Molte delle tecniche che usiamo per lo spazio, dalla riduzione degli sprechi all'ottimizzazione nutrizionale, possono migliorare la nostra vita anche qui, sulla Terra».

E tra le storie che uniscono tradizione e tecnologia, spicca quella della fregula sarda, la piccola pasta di semola tostata che nel 2007 ha conquistato l'orbita terrestre. Durante un "convivio spaziale" dedicato alla cucina italiana, la fregula fu servita agli astronauti come simbolo di radici e identità: un piatto semplice, ma capace di portare con sé il sapore della Sardegna e l'emozione di casa.
Oggi torna al centro del dibattito come esempio concreto di come il cibo spaziale non sia solo scienza, ma cultura, un ponte tra passato e futuro, tra Terra e infinito.
"Piantare patate su Marte" non è più fantascienza, ma scienza applicata. A dimostrarlo sarà Stefania De Pascale, professoressa di Orticoltura e Floricoltura a Napoli, che illustrerà le ricerche sull'agricoltura spaziale:
«Studiare come coltivare nello spazio – spiega – significa anche costruire un'agricoltura terrestre più efficiente e sostenibile, capace di risparmiare acqua, energia e suolo».

Durante il Festival, il pubblico potrà ammirare autentiche confezioni di cibo spaziale, progetti sperimentali per la produzione indoor e sistemi innovativi pensati per le missioni di lunga durata.

Il Festival dell'Aerospazio di Olbia, giunto alla sua terza edizione, non è solo un evento di formazione e divulgazione scientifica: è un vero laboratorio gastronomico orbitale, dove innovazione, ricerca e tradizione dialogano per immaginare il futuro del cibo.
Un futuro che, tra colture rigenerative e menù interstellari, potrebbe avere ancora il gusto inconfondibile della fregula sarda.
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