Dalle smart cities alle città “unicorno”, la Sardegna può diventare una nuova Silicon Valley?

OLBIA. San Francisco, Helsinki, Israele, Irlanda. Sono considerate alcune tra le silicon valley delle nuove start-up tecnologiche hi tech che  sviluppano i propri progetti facendo crescere esponenzialmente i territori che le ospitano. Nel mondo ci sono poi centinaia di cosiddette città “unicorno”, ovvero quei luoghi in grado di favorire la nascita e lo sviluppo di aziende dal valore di almeno un miliardo di dollari e in grado di generare posti di lavoro e opportunità mai viste prima. E' per questo che è in corso un vera e propria caccia, a livello globale,  ad accaparrarsi le start-up più innovative. E la Sardegna potrebbe diventare uno di quei territori?  E le smart cities? Quali sono le sfide che ci attendono immaginando le città del futuro? Questi ed altri interessanti quesiti verranno sciolti nel corso di un incontro in programma il 30 novembre prossimo in aeroporto a Olbia per il terzo degli appuntamenti previsti nell'ambito dell'iniziativa, promossa da Geasar,  dal titolo Sardinia Tourism Call2 Action e dedicato ad operatori, istituzioni e professionisti del turismo. Tra i relatori della giornata ci sarà Nicola Farronato, fino al 2021 responsabile del team innovazione della città di Torino, che è uno dei massimi esperti di start-up in Italia, imprenditore con una significativa esperienza internazionale  e fondatore di numerose start-up innovative. Con lui abbiamo voluto dare qualche anticipazione su ciò che accadrà il 30 novembre prossimo.

Quale sarà l'elemento che migliorerà la qualità della vita delle città del futuro?
«Le città che oggi noi immaginiamo - ha commentato Farronato - ospiteranno entro il 2050 il 70 percento della popolazione mondiale da qui ai prossimi decenni. Oggi siamo circa al 55 percento di rapporto tra popolazione mondiale e residenza in città. E' importante studiare l'evoluzione delle città perché parlare genericamente di Smart City  non vuol dire niente. Per me Smart City è una città che diventa più veloce ad adottare tecnologie emergenti che migliorano la qualità della vita. Ma  il tema di fondo sta nel colmare quel divario tra i primi della classe e gli ultimi che ahimè sono la maggioranza come le piccole amministrazioni con ancora tanta documentazione cartacea e incapaci ancora oggi di rispondere alle esigenze del cittadino che guarda alle città del  futuro».

L'esperienza di Torino come laboratorio per le start up ha dato i suoi frutti?

«Torino ha subito un'accelerata significativa verso una città “smart” che si apre alla sperimentazione. E' diventata una città laboratorio che crea intorno ad essa un ecosistema dell'innovazione. Riuscendo  a mettere insieme  una serie di aziende e operatori che possono condividere questo viaggio  con l'obiettivo di connettere e combinare tecnologie emergenti. Non a caso proprio a Torino abbiamo un'importante programma per start-up “Torino Cities of the Future” che è promosso da Techstars uno dei primi tre fondi di investimento in start-up al mondo. Io collaboro con loro e mi occupo di aiutare le aziende che loro selezionano a sviluppare le cosiddette prove di concetto delle loro innovazioni nella città di Torino».

Ma quali sono queste innovazioni?
«Una delle cose interessanti e che più di un ricercatore ha cominciato ad elencare e a mettere per iscritto le prossime tecnologie che da qui ai prossimi decenni avranno una impatto molto alto nelle nostre società. Oggi siamo abituati a nominare per la nostra quotidianità, l'intelligenza artificiale, la blockchain, i sensori e gli oggetti connessi, il 5g. Però nel futuro avremo tecnologie con nomi diversi, avremo robot capaci, grazie all'intelligenza artificiale di sostituire gli umani nei consigli di amministrazione, edifici in grado di assorbire l'inquinamento come le polveri sottili aiutando a ripulire l'ambiente come fanno gli alberi. Queste sono alcune, ma ne potrei citare centinaia».

La Sardegna può diventare una nuova silicon Valley delle start-up al pari di altri territori del mondo?
«Ho avuto modo di girare parecchie “Valley”per lavoro e nel mondo esistono circa 150 territori che hanno saputo dimostrare di saper accelerare in termini di adozione di nuove tecnologie, ma ci sono anche altri fenomeni interessanti come le città “unicorno”che riescono, cioè, a far nascere aziende  che poi raggiungono la soglia del miliardo di dollari di valore. Nel 2021 sono nati 1200 unicorni nel mondo e stanno crescendo con un tasso di due nuovi “unicorni” al giorno. Quindi perché no in Sardegna? Esiste tra l'altro già un precedente come ad esempio Tiscali che è stato “l'unicorno” più importante della Sardegna e quindi sarebbe interessante capire come replicare un'esperienza simile. Il tema a mio avviso è quello di scegliere una serie di tecnologie  per capire come si può combinare con il territorio specifico. La Sardegna, faccio un esempio, potrebbe avere una serie di casi d'uso l'utilizzo di droni per monitorare la navigazione da diporto. Essendo un'Isola grande con tantissima costa potrebbe diventare uno dei posti unici al mondo dove fare una certa cosa. Bisogna intercettare dei filoni di tecnologica e posizionarli. Ovviamente creando le condizioni necessarie magari abbuonando il costo dell'utilizzo del suolo pubblico. A mio avviso questo può essere un buon inizio per lavorare ad una strategia di attrazione e posizionamento per poi coinvolger ei colossi tipo Techstar come è avvenuto a Torino. Ma si può, poi, andare in Asia, in Nord America perché credo che ci sia grande appetito per questo tipo di collaborazioni».

Per partecipare all'incontro del 30 novembre è necessario iscriversi compilando il seguente modulo presente sul sito ufficiale di Geasar dove sono presenti anche tutte le altre informazioni relative agli interventi della giornata.
© Riproduzione non consentita senza l'autorizzazione della redazione
SIDDURA