Il giuslavorista: "No a reddito cittadinanza come assistenza permanente"

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AdnKronos
Roma, 12 nov. (Labitalia) - Sì a un reddito di cittadinanza sul 'modello francese', e cioè temporaneo e dato anche agli inoccupati per aiutarli a inserirsi nel mercato del lavoro. No, invece, a un provvedimento che si traduca in un intervento assistenziale permanente. E' in sintesi il giudizio del giuslavorista Roberto Pessi. prorettore alla didattica alla Luiss di Roma, sul provvedimento previsto dal governo per il 2019. "Io personalmente -spiega in un'intervista a Labitalia- sono convinto che se il reddito di cittadinanza diventa un perfezionamento del reddito di inclusione sociale, secondo il modello francese, quindi un reddito che viene dato anche agli inoccupati, per favorirne l'inserimento sul mercato del lavoro con la caratterizzazione necessaria della temporaneità, possa essere un buon provvedimento. Tra l'altro, potrebbe fruire dell'ombrello costituzionale: in fondo, è un ampliamento dell'indennità di disoccupazione perché non viene erogato solo ai disoccupati ma anche agli inoccupati". "Quindi, un modo -aggiunge- per rilanciare il mercato del lavoro. Naturalmente, è molto importante l'intervento sui servizi per l'impiego, che vanno efficientati e anche incrementati in termini di risorse disponibili e di professionalità delle risorse. Se ci si muove in questa direzione, credo che la valutazione sia positiva". I dubbi del giuslavorista aumentano, però, se il provvedimento verrà realizzato in modo diverso. "Sono molto più dubbioso -spiega Pessi- su un reddito di cittadinanza immaginato come un intervento assistenziale permanente, che non si ferma mai. Perché, in questo caso, al di là del tema se sia costituzionalmente previsto o consentito dalla Costituzione e non immaginato dal Costituente, c'è il problema delle risorse e il problema che potrebbe essere un disincentivo molto rilevante in alcune regioni all'occupazione". Per il governo, secondo Pessi, comunque, l'emergenza numero uno da affrontare è il lavoro nero. "Ma sia se il reddito di cittadinanza si immagina come reddito di inclusione sociale, sia se si immagina come reddito assistenziale permanente, credo che l'altro tema importante -sottolinea- sia collegarlo alla lotta al lavoro nero, che è una grande piaga nazionale". "Il lavoro nero o sommerso -sottolinea- è un lavoro che sottrae risorse al Paese, risorse al Pil e al finanziamento del sistema previdenziale e anche di quello assistenziale". "Sarebbe molto grave -rimarca Pessi- se, una volta introdotto il reddito di inclusione sociale o reddito di cittadinanza come misura universale e permanente, ci fossero molti che fruissero di questo reddito abusivamente: in quanto lavoratori in nero percepiscono reddito significativo, non tassato e non sottoposto a tassazione, e poi fingendosi nullatenenti percepiscono anche il reddito di cittadinanza o di inclusione sociale. Credo che questo sia un tema molto urgente e che questo governo debba affrontare, e debba farlo -conclude- in modo più deciso di quanto sia stato fatto dai governi precedenti".

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