Mafia: Pg Scarpinato, perquisizione covo Riina poteva svelare segreti scottanti

cronaca
AdnKronos
Palermo, 18 gen. (AdnKronos) - Se nel gennaio del 1993, subito dopo l'arresto del boss latitante Totò Riina, si fosse fatta la perquisizione del covo del capomafia "la magistratura sarebbe potuta venire in possesso di documenti 'scottanti' che potevano svelare i segreti di un potere. Documenti di portata destabilizzante di un certo sistema di potere". Lo ha detto il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, proseguendo la requisitoria nel processo d'appello a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano, nell'ottobre 1995. "La sottrazione di questi documenti a opera di funzionari infedeli ha numerosi precedenti nella storia giudiziaria del nostro paese, basti pensare all'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa o alla strage di via D'Amelio, dove qualcuno ebbe la lucidità di andare nella macchina ancora in fiamme di Borsellino e di prendere la borsa per poi rimetterla lì", dice ancora Scarpinato. "C'è un filo rosso che attraversa tutte le vicende di cui il generale Mario Mori si è reso protagonista, dal periodo delle stragi fino ai tempi in cui si svolge la vicenda oggetto di questo processo. Se si esaminano tutte queste vicende, in una visione unitaria e complessiva, ci si rende conto che esiste una costante, e cioè che l'imputato in tutte queste vicenda, dalla mancata perquisizione del covo di Riina alla vicenda di Terme Vigliatore, effettua una manipolazione del potere istituzionale, ma anche una alterazione delle procedure legali, e successivamente sarà costretto a dare spiegazioni non plausibili", aggiunge Scarpinato nella requisitoria.

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