
(Adnkronos) - "Se domenica 17 vincerà il Sì -prosegue Di Battista- le piattaforme petrolifere entro le 12 miglia cesseranno di estrarre quando scadranno i loro contratti, quindi non il giorno dopo il referendum. Quindi non si perderanno posti di lavoro, e non aumenteranno le nostre bollette. Se vincerà il No o l'astensionismo, potranno estrarre per decine e decine di anni anche poco petrolio e gas all'anno e così non pagheranno le tasse, i rischi inquinamento aumenteranno anche perché molte piattaforme sono ferrivecchi e soprattutto non dovranno mai tirare fuori qualche milioncino di euro per smantellarle". "Un esempio: se dovesse vincere il Sì, la piattaforma di trivellazione Rospo Mare, davanti alle coste abruzzesi, dovrà chiudere nel marzo 2018 e dovrà essere smantellata dalle aziende petrolifere stesse. In queste ore Renzi, un premier non eletto da nessuno, e Napolitano, uno che entra in Parlamento nel 1953 l'anno della morte di Stalin (sono 63 anni che lo paghiamo) vi invitano a non andare al voto. Lo scandalo di Trivellopoli ci ha fatto capire che sono le lobby che governano il Paese, non Renzi", sottolinea. "Renzi difende la sua poltrona, quella che le stesse lobby gli hanno dato, e per questo vuol boicottare il referendum. In un Paese come l'Italia le trivellazioni non portano posti di lavoro, al contrario allontanano i turisti, non è un caso che un Paese che vive di turismo come la Croazia, abbia bloccato le trivellazioni nell'Adriatico. Domenica possiamo mandare un segnale a questi politicanti che non rispondono alle richieste dei cittadini. E' un'occasione per indicargli un altro modello di sviluppo, e per fargli capire che sono fossili dentro", conclude Di Battista.
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