
Roma, 15 gen. (AdnKronos) - Parto fisiologico, in ospedale o a casa, vs cesareo. E ancora, consenso informato della partoriente fino all'introduzione del reato di violenza ostetrica. La politica entra in sala parto. Sono all'esame della commissione Affari sociali della Camera ben 8 proposte di legge che ruotano attorno alla tutela dei diritti della partoriente e del neonato. La scorsa settimana si sono svolte le audizioni di esperti e rappresentanti di associazioni per entrare nel dettaglio delle innovazioni che si intende apportare nel settore. In particolare, i diversi progetti di legge mirano a disincentivare il ricorso al taglio cesareo il cui numero in Italia, al Sud in particolare, detiene percentuali da record rispetto ad altri paesi europei. Con il sospetto che, dietro alla sproporzione di parti cesarei, ci siano anche finalità di tipo economico ed anche organizzativo. Il parto naturale non è programmabile, quindi richiede disponibilità di assistenza. Questo genera costi elevati. Al contrario, il parto cesareo è programmabile e consente al medico di gestire la sua attività e agli ospedali e alle case di cura di limitare i costi, garantendo introiti maggiori.C'è anche chi spinge per incentivare i parti in casa. Una volontà che, anche per le valutazioni emerse durante le audizioni come sottolineato ad esempio da Cittadinanzattiva, si scontra con le carenze del sistema sanitario. Come la disponibilità di ambulanze in caso di emergenza. Nelle proposte di legge, inoltre, ci si sofferma sulla necessità di informare maggiormente le partorienti prima, ma anche durante il parto. Un consenso informato che tranquillizzi le donne. Fino ad arrivare alle sanzioni per gli episodi di violenza ostetrica. Sul punto è già attiva da diversi mesi una campagna social, #bastatacere.
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