
(AdnKronos) - Per quanto riguarda il resto del mondo, i quattordici maggiori produttori internazionali quotati hanno realizzato nell’insieme un fatturato pari a 5,7 mld (+1,2% sul 2016), con il contestuale miglioramento delle incidenze dei margini industriali sulle vendite: Mol (ebitda) al 18,9% e Mon (ebit) al 15,1%. Per confronto, le 103 vinicole italiane non cooperative hanno segnato nel 2017 un aumento del fatturato del 6,6% e margini sul fatturato pari al 12,9% (Mol) e al 9,3% (Mon). Dal gennaio 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore è cresciuto del 354,1%, più delle Borse mondiali (+163%). La migliore performance in termini relativi, ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali, è segnata dalle società del Nord America (+359%), seguite dall’Australia (+117%) e dalla Francia (+71%), mentre in altri Paesi le società vinicole hanno reso meno della Borsa nazionale soprattutto in Cile (-22,2%) e in Cina (-78,7%). Tra marzo 2018 e marzo 2019 la capitalizzazione delle società quotate è diminuita del 17,6%, risultando composta per il 59,9% dalle società nordamericane (- 20,9% sul 2018), per il 15,1% dalle australiane (- 11,3%) e per l’8% dalle cinesi (-23%). Constellation Brands è la società con la capitalizzazione più elevata (28,1 mld, -20,9%). Due le quotate italiane: IWB - Italian Wine Brands e Masi Agricola, la cui capitalizzazione era, a metà marzo 2019, complessivamente pari a 206 mln.
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