(AdnKronos) - Uncem, sottolinea ancora il presidente Bussone, "non può accettare che la riduzione del divario digitale, causa di divari di competitività a e di accesso ai servizi, sia minato da cento, mille pareri e autorizzazioni che non arrivano. Emblematica, la situazione nei Comuni del torinese, dove i cantieri sono partiti già un anno fa in alcuni paesi, invece in altri che oggi figurano, secondo le tabelle del Piano nazionale 'in esecuzione', tutto è fermo. Ci viene detto e speriamo non sia così, la causa stia tra gli uffici della Città metropolitana di Torino che non rilasciano le autorizzazioni a Open Fiber chiedendo diversi ripristini stradali dopo gli scavi, secondo loro oggi non adeguati". Ripristini che, Uncem non ha dubbi, "devono essere fatti a regola d'arte, con i cavi di fibra inseriti in un corrugato, poi ricoperto da cemento e con una buona asfaltatura sopra, duratura ed efficace, sicura. Lo vogliono anche i Sindaci. Nessun dubbio. Una rapida soluzione è urgente. Necessaria. I cantieri devono partire", sottolinea ancora Bussone."Altro problema che apprendiamo con sorpresa, quello legato alle Soprintendenze. Anche da loro, niente autorizzazioni perché per molti edifici, più o meno con vincolo, le 'scatole' della fibra 'che arriva a casa' sarebbero impattanti. Confidiamo non sia così, aspettiamo di essere smentiti, chiediamo tempi e regole certe. Ci sono precisi accordi fatti a livello nazionale da molti Enti, da molte Province. I Comuni - sottolinea il presidente di Uncem- hanno sottoscritto le convenzioni con Mise e Infratel da tempo. Con i veti non si va lontano. Aspettiamo risposte, anche dai Parlamentari e dalle Regioni. Affinché possano fare, ciascuno con il proprio ufficio e ruolo, un'adeguata verifica su quanto sta succedendo e sui cantieri che non stanno partendo. Aspettiamo risposte".