
Roma, 12 apr. (AdnKronos) - Svolta sul semaforo alimentare: il parlamento europeo dice no al sistema anglosassone dell’etichettatura. Una vittoria decisiva per la salvaguardia delle eccellenze italiane e per tutelare la competitività della nostra produzione. “E’ un risultato straordinario – dichiara soddisfatto il Presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia – perché si tratta della prima battaglia contro i semafori alimentari, che ha visto l’Italia in prima fila, vinta da una delegazione del Sud Europa”. Si è appena conclusa a Strasburgo la votazione in plenaria sul Rapporto Kaufmann, e in particolare sul paragrafo 47, che prevede di “valutare il fondamento scientifico, l'utilità e la fattibilità del regolamento Claims nonché eventualmente eliminare il concetto di profilo nutrizionale”, con il risultato schiacciante di 402 voti a favore e 285 contrari.L’etichettatura a semaforo, di fatto, non si basa sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze tramite una semplificazione a tre colori: i bollini rosso, giallo o verde, secondo il contenuto di nutrienti critici per la salute e le informazioni sulle percentuali di sale, zuccheri, grassi e acidi grassi saturi in rapporto ai consumi giornalieri massimi accettabili. Questo sistema di classificazione, adottato dal Regno Unito, ha portato un danno ad alcuni settori cardine dell’export Made in Italy e, più in generale, all’intero trend di consumo nei paesi anglosassoni del cibo italiano. E continua Scordamaglia : “Con questo sistema tutte le eccellenze e i prodotti principali della dieta mediterranea venivano colpiti dai bollini rossi, un’evidente contraddizione con il sistema delle Denominazioni europee (l’Italia ha 283 prodotti tipici con marchio di qualità tra DOP, IGP e STG), che ne riconosce bontà e sicurezza”.“Questa – afferma in conclusione il Presidente di Federalimentare - è l’ennesima dimostrazione che solo giocando compatti si ottengono i più grandi successi e che quando la filiera italiana si muove unita e supportata dalle nostre istituzioni, e soprattutto degli europarlamentari del nostro Paese, non esistono battaglie che non si possano vincere. Altre ancora ne abbiamo da fare, non dobbiamo mollare e introdurre con norme nazionali quelle che pensiamo di non riuscire a ottenere in Europa. Chiediamo cose giuste e di buon senso e la Commissione non può dirci no o deresponsabilizzarsi lasciando la palla agli Stati membri, come purtroppo fa sempre più spesso. Un' Europa debole e pavida non interessa a nessuno”.
Leggi anche