
(AdnKronos Salute) - Ma in che modo si può aiutare a gestire al meglio queste emozioni in una situazione di attesa così prolungata? "L’ansia, l’impotenza, la rabbia si possono manifestare anche nei confronti dei soccorritori. E' legittimo provare dolore e sfogarsi e per questo - prosegue Ferri - la nostra presenza deve essere discreta. Hanno bisogno di parlare e sfogarsi quindi bisogna ascoltare ma senza essere invadenti". Per chi sta aspettando notizie sulla sorte di un amico o di un parente "a volte le parole possono essere controproducenti. Bisogna evitare frasi stupide come 'stai calmo' o 'stai sereno' - raccomanda lo psicologo - L’aiuto più importante rimane il gruppo. Tenersi tutto dentro senza manifestare emozioni è una difesa utile per il breve periodo ma che rischia di sfociare in crisi improvvise e in atti di autolesionismo". Lo stesso vale per i superstiti. "Il senso di colpa per essere sopravvissuti, per avere insistito per fare quel viaggio, per essere scappato e non essere riuscito a salvare qualcuno è molto comune. Bisogna ricordarsi che scappare è normale e sopravvivere non è una colpa", conclude.
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