
Roma, 11 apr. (Adnkronos) - “I giudizi si danno a posteriori, non a priori, altrimenti si rischia di fare il processo alle intenzioni. Per una risposta adeguata alla sua domanda, oltre che il tempo servirà anche che si sciolga il nodo di come viene interpretata la segreteria. E’ lo staff del segretario o il luogo della sintesi politica? Se è la prima ipotesi, nessuno si deve stracciare le vesti se la segretaria abbia deciso una segreteria a sua immagine e somiglianza. Se è la seconda, allora il tema del pluralismo si pone". Così Enrico Borghi del Pd ad Affaritaliani.it. Non teme che i cattolici democratici, come Beppe Fioroni, possano lasciare il Pd? “Fingere che questo tema non esista significa mettere la testa sotto la sabbia. Non ho mai concepito l’esperienza del cattolicesimo democratico come l’elemento negoziale per ottenere uno strapuntino, ma neppure come la dimensione della pura testimonianza". La segreteria del Pd rispecchia l'esito delle primarie? “Le nostre primarie sono state un caso di scuola, che hanno visto l’inversione dell’esito dei risultati tra iscritti ed elettori. Questa originalità credo richieda un grande senso di responsabilità in tutti, dirigenti e parlamentari anzitutto. E’ per questo che insisto nella riflessione sulla sintesi. Non come espediente sugli assetti, il cui dibattito fin troppo asfittico e gossipparo si è finalmente chiuso, ma come ingrediente per avere un partito all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte".
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