
Roma, 14 feb. (AdnKronos) - Anche la democrazia diretta ha i suoi costi. Di certo di gran lunga inferiori a quelli della democrazia rappresentativa -tra Palazzi, diarie, benefit e auto blu- ma pur sempre gravosi se a sostenerli è un movimento politico che rinuncia ai rimborsi elettorali come il M5S. Ci sarebbe anche questo aspetto, e non solo i tempi stretti, a frenare sempre più spesso il ricorso al voto online in occasioni cruciali per il Movimento. Non ultima, la decisione di lasciare libertà di coscienza ai senatori sulle stepchild adoption, il nodo più annoso del ddl Cirinnà.In quel caso, ad alcuni parlamentari che lamentavano la mancanza di una consultazione in Rete, Alessandro Di Battista, membro del direttorio M5S, ha replicato appellandosi anche agli alti costi delle votazioni, raccontano fonti grilline all'Adnkronos. Una motivazione che i più hanno visto come una scusa: "se c'è la volontà i soldi si trovano", argomentava polemico un parlamentare nei giorni del terremoto interno generato dalla decisione calata dall'alto e comunicata via blog di lasciare liberta' di coscienza. Ma ciò non toglie che in più occasioni il Movimento abbia preferito bypassare il voto della Rete, anche a costo di sobbarcarsi il malumore degli attivisti, come nel caso dell'asse con il Pd sull'elezione dei giudici della Consulta. Non sempre, viene inoltre raccontato all'Adnkronos, le votazioni vengono certificate: di solito si ricorre alla società esterna solo per quelle ritenute più importanti, così da abbattere parte delle spese. In sintesi il 'bollino di qualità' è ridotto al lumicino, il più delle volte si decide di farne a meno. Già, ma quali sono i costi di un verdetto della base?
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