
(AdnKronos) - Un modello che per funzionare, sostengono i Giovani Imprenditori di Confindustria, "presuppone un patto fra i soggetti che possono realizzarlo: gli imprenditori e i lavoratori da una parte e gli imprenditori e lo Stato dall’altro". Sul lavoro, la produttività, rilevano, "deve diventare sia il valore di riferimento per la politica salariale che per l’organizzazione interna". Sul rapporto pubblico - privato, l’intervento dello Stato, anche finanziario, aggiungono, "non deve essere considerato come una estrema ratio in caso di crisi industriali ma, entro opportuni limiti, come una collaborazione fattiva e paritaria con le imprese". I Giovani Imprenditori sostengono la necessità di investimenti di lungo termine: "il mercato del credito è in sofferenza e quello dell’equity non riesce a finanziare progetti di lunga durata fin dall’early stage imprenditoriale. Serve per questo un intervento di finanza pubblica che potenzi gli attuali strumenti finanziari di sviluppo (Fondo Italiano di Investimeno, Smart&start etc) fornendo garanzie al credito privato e investendo direttamente in ricerca di base e applicata, trasferimento tecnologico in settori ad alto potenziale di crescita (scienze della vita, energia e ambiente, Ict, etc), turnaround di settori strategici". La valorizzazione degli strumenti finanziari, rilevano, "deve avvenire in base dalla definizione di un piano industriale di lungo periodo, anche in ottica di creare social dividends, utili per abbassare proprio quei gap fiscali che ci penalizzano".
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