
Palermo, 22 giu. (AdnKronos) - Agli investigatori i migranti hanno raccontato di essere partiti dall'Egitto dopo aver pagato ciascuno centinaia di dollari ed euro a intermediari di un'organizzazione siriana. Ma durante l'ennesimo viaggio della speranza i trafficanti di esseri umani avrebbero preteso altri soldi. "O pagate o vi buttiamo a mare" avrebbero detto gli scafisti. E' uno dei retroscena dell'operazione della Squadra mobile e della Guardia di finanza di Trapani, che ha portato al fermo di sette persone, sei egiziani e un siriano, tra cui due minorenni. Sono ritenuti gli scafisti dei barconi su cui viaggiavano 441 migranti, soccorsi a sud della Grecia e approdati lo scorso 17 giugno a Trapani. Gli immigrati, di prevalente nazionalità somala, sudanese, eritrea, siriana, yemenita, etiope, palestinese egiziana, camerunense e congolese, sono stati soccorsi dopo quasi 10 giorni di navigazione a bordo di un barcone battente bandiera egiziana, in pessime condizioni di galleggiamento. "Gli stessi migranti hanno fornito versioni univoche riguardo le fasi del viaggio, con descrizioni in sostanza sovrapponibili di coloro che avevano condotto l’imbarcazione in legno" spiegano gli investigatori. Mentre alcuni si occupavano, alternandosi giorno e notte, di condurre le carrette del mare, ad altri spettava mantenere l'ordine a bordo anche attraverso violenze e minacce.
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