Mafia: omicidio Lia Pipitone, nuove rivelazioni del pentito Di Carlo (2)

cronaca
AdnKronos
(AdnKronos) - "Secondo la regola di Cosa nostra - ha raccontato il pentito - Nino Madonia ha convocato Nino Pipitone al quale ha comunicato la decisione di risolvere il problema eliminando la figlia, circostanza a cui il padre non si è sottratto nel rispetto della mentalità di Cosa nostra che condivideva in pieno". Come riferisce il collaboratore, Madonia "ha convocato Vincenzo Galatolo al quale ha affidato l'esecuzione materiale dell'omicidio. Il delitto è stato consumato mediante la messa in scena, in quanto era evidente che i rapinatori non avevano alcun interesse a uccidere una persona che stava parlando al telefono da una cabina". Un altro collaboratore, Angelo Fontana, di recente aveva parlato pure dell'omicidio della ragazza. "Uccidere era come andare a comprare il pane per noi mafiosi", ha detto interrogato dei magistrati. Qualcuno ha puntato il dito anche contro il marito della donna: "Andò da suo suocero Nino Pipitone a dire che sua figlia gli aveva fatto le corna e lui voleva soddisfazione", come ha spiegato la collaboratrice Giovanna Galatolo, figlia del boss dell’Acquasanta, Vincenzo Galatolo, al quale Pipitone avrebbe chiesto una sorta di permesso prima di agire e che avrebbe commesso il delitto insieme al nipote Angelo Galatolo."Questo è stato un omicidio eclatante", ha detto ancora il pentito Angelo Fontana, "dentro Cosa nostra se ne parlava, innanzitutto perché Pipitone doveva salvare l’onore della famiglia. La figlia è stata uccisa perché disonorava il padre. Insomma, prima, dopo, durante…di questo fatto se ne parlava sempre". E ora si aggiungono le parole del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo, che racconta la vicenda confermando quanto già detto da altri collaboratori. Oggi l'udienza preliminare, per tentare di fare luce su questo omicidio di mafia. Anche se, dopo 33 anni, ancora Lia Pipitone non è stata riconosciuta vittima di Cosa nostra.

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