
Milano, 24 giu. (AdnKronos) - Clima "non tra i più sereni" tra le pmi italiane, dopo la decisione della Gran Bretagna di uscire dall'Unione Europea. Export in possibile calo, contrazione del business e aumento della burocrazia per gli scambi commerciali. A lanciare l'allarme è Paolo Galassi, presidente di Api (Associazione piccole e medie industrie) secondo cui "dopo anni di crisi" questi fattori "sono le ultime cose che possono aiutare le imprese a ripartire"."L’economia reale del settore manifatturiero - spiega - è quella che da sempre sta garantendo la tenuta del territorio a fronte di grandi sacrifici da parte degli imprenditori e dei loro lavoratori. Non basta quindi dire che l’effetto Brexit non provocherà grandi contraccolpi sulle pmi manifatturiere e di servizio alla produzione, soprattutto di quelle che negli ultimi anni hanno investito risorse per esportare in Gran Bretagna". Secondo Galassi il successo della Brexit è dovuto "all’inerzia di molti politici europei a favore dell’industria e ai trattati pieni di cavilli burocratici. Serve ora una scossa per ripartire, un’Europa che non scontenti tanti per favorire pochi e che si dedichi a dare vita ad azioni concrete a favore dell’industria". E fa un appello al Governo: "Auspichiamo che metta subito in campo azioni di tutela e che finalmente le pmi siano ascoltate: serve una politica industriale concreta e delle azioni per lo sviluppo e il rilancio del mercato interno italiano".
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