
(AdnKronos) - A rafforzare il senso di questo trend, oltre al 'boom' di iscrizioni alle Facoltà di Agraria e agli Istituti agrari, che non conosce soste da un quinquennio (+40%), c’è il dato emerso da uno studio realizzato proprio da Cia in collaborazione con il Censis, da cui emerge l’impressionante interesse dei giovani verso la trasformazione del cibo: uno su cinque, in un’età compresa tra i 18 e i 23 anni, ha inserito per esempio il mestiere di chef tra le prime opzioni possibili per la propria attività futura. Quindi il cuoco di cinquant’anni fa, ai margini della scala sociale, oggi è quello 'chef' che ha scalato posizioni come professionista di successo, nel jet set e nello spettacolo, o come opinion leader al pari dei più ascoltati intellettuali. Insomma, la strada tracciata dal cuoco è ripercorribile dal moderno imprenditore agricolo.Nel nostro Paese, ha spiegato l’Agia al convegno, le aziende condotte da 'over 65', e in possesso dei requisiti necessari per attivare società di affiancamento, sono all’incirca 67 mila. Aziende con fatturati sostenibili (dai 20 ai 100 mila euro) e nel cui ambito non sono già presenti altri familiari (Tabella allegata). I potenziali 'aspiranti' tra i giovani disoccupati, invece, sono circa 200 mila. Un dato, quest’ultimo, frutto di una stima che dal dato complessivo 'tira fuori' i giovani che hanno manifestato la possibilità di entrare in agricoltura. "L’agricoltura italiana ha un forte bisogno dei giovani -ha detto il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino- del loro entusiasmo innato, ma soprattutto di competenze, idee ed energie nuove. Il settore, va detto, in questa fase ha diversi problemi, non possiamo parlare in termini generali di una situazione ‘rose e fiori’, ma esistono punte di eccellenza e soprattutto delle straordinarie potenzialità, superabili attraverso politiche d’indirizzo lungimiranti e concrete".
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