OLBIA. Settemila litri di olio combustibile, tra i tre e i cinquemila litri di gasolio e alcune cisterne contenenti materiale altamente inquinante, sono finiti nelle acque del rio San Giovanni, fiume che attraversa il territorio dei comuni di Olbia e Arzachena. Il disastro va avanti da quattro mesi, da quando nel mese di novembre sul territorio gallurese si è abbattuta la bomba d'acqua che, tra gli altri danni, ha causato lo svernamento dei combustibili contenuti all'interno di alcune cisterne della ditta C.A.M.P srl che produceva asfalto. Il disastro ambientale che si aggrava di ora in ora, è stato denunciato questa mattina dal comandante della Polizia Locale di Olbia, Gianni Serra. "Mentre stiamo parlando continuano a finire nel corso d'acqua centinaia di litri di liquidi altamente nocivi ed inquinanti, senza che siano state date risposte certe su come e quando si interverrà per arginare questo danno", ha affermato Serra che ha presentato un'informativa alla Procura della Repubblica di Tempio Pausania, dopo che più volte era stato sollevato agli enti competenti, tra cui il commissario straordinario per l'emergenza alluvione, il problema dello stato del rio.
A poche ore dall'alluvione del 18 novembre scorso i comuni di Olbia e Arzachena avevano avviato delle prime misure di messa in sicurezza della zona; misure che avrebbero dovuto essere provvisorie e che rientravano negli interventi urgenti di protezione civile, per le quali è stato speso poco meno di duecentomila euro. Ad oggi però nessun'altra misura di bonifica è stata messa in pratica e con dei panni assorbenti si sta cercando di tamponare la fuoriuscita degli idrocarburi: è come pensare di asciugare il mare con dei fazzoletti. La stima infatti per l'intera bonifica della zona interessata dagli sversamenti, cinque mila metri, ammonta a poco più di due milioni di euro. I Comuni di Olbia e Arzachena hanno ripetutamente chiesto un intervento al ministero dell'Ambiente e a tutti gli enti regionali competenti, senza ottenere alcuna risposta.
Il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda, raggiunto al telefono, ha espresso "forte preoccupazione per quanto sta succedendo, anche perché c'è la possibilità che i liquidi inquinanti possano raggiungere il mare e il vicino arcipelago di La Maddalena". I versamenti si stanno infatti dirigendo verso la foce del rio San Giovanni, in direzione del golfo di Cannigione. "La preoccupazione più forte è legata al fatto che gli svernamenti continuano e che con le alte temperature gli idrocarburi diventano più fluidi e possono raggiungere il mare", ha affermato il comandate Serra.