Caso Dore, un anno di indagini
e tanti interrogativi da risolvere

di Daniele Murino

SASSARI. Gli arresti avvennero alla prime luci dell'alba. I carabinieri si presentarono davanti alle case dei vari sospettati verso le sei del mattino. Una ventina le abitazioni coinvolte: tra queste le residenze di medici, politici, impiegati e semplici volontari. Una moltitudine eterogenea di persone legate da un unico filo rosso: fedeltà cieca nella Psiconeuroanalisi, la terapia messa a punto dal neurologo Giuseppe Dore. In quella mattina di venerdì tre agosto 2012, agli arresti seguì una conferenza stampa che scosse non solo l'opinione pubblica locale ma anche quella nazionale. E Ittiri, un paese a pochi chilometri da Sassari, divenne il centro di un caso di cronaca nera caratterizzato da presunte violenze psicologiche e fisiche a carico di alcuni malati di Alzheimer. 

Dal momento degli arresti sono passati 365 giorni. Un interno anno durante il quale si sono succeduti fermi, convalide di arresti, applicazioni di misure cautelari, detenzioni carcerarie, detenzioni domiciliari, indagini, scarcerazioni, pubblici ministeri, giudici e centinaia di articoli di cronaca nera e giudiziaria. Tutte azioni indirizzate verso un unico obbiettivo: conoscere la verità sui cosiddetti appartamenti lager gestiti dalla onlus Aion. A oggi però non esiste né una sentenza né un primo giudizio sul caso. Dopo un anno, le indagini della magistratura sul caso Dore sono ancora in corso e sulla vicenda c'è il massimo riserbo.

Le accuse. Al momento degli arresti le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate su 21 persone. Gli indagati – ognuno a diverso titolo – sono accusati di avere formato un'associazione a delinquere per sostenere la onlus Aion: l'associazione nata e cresciuta per diffondere la teoria medica e curativa messa a punto dal neurologo sassarese. Solo su alcuni, invece, gravano le accuse relative ai pestaggi. Questi atteggiamenti sono stati attribuiti in particolare a Giuseppe Dore che, secondo il pubblico ministero, avrebbe schiaffeggiato e pungolato due anziane signore che mostravano qualche resistenza alla terapia.

La difesa. Sull'altra sponda del processo ci sono gli indagati e i parenti dei pazienti. Dalle poche indiscrezioni emerse sembrerebbe che in questo arco di tempo nessuno di loro abbia mai messo in dubbio la terapia del dottore Dore o abbia mai pronunciato un'affermazione denigratoria verso i metodi utilizzati dallo staff Aion. Al contrario, tra gli indagati ci sarebbe una sorta di solidarietà a difesa dei principi inventati dal medico sassarese. Le uniche accuse, dunque, giungerebbero da un'ex socio di Dore poi estromesso dall'attività.

L'ultima parola sulla vicenda spetta alla magistratura che già nelle prossime settimane potrebbe instradare il processo sui binari dell'udienza preliminare: momento nel quale si decide se rinviare a giudizio gli indagati o se archiviare tutto il lavoro fatto dagli inquirenti per mancanza di prove. Una prima decisione che, dopo un anno di congetture, tesi colpevoliste e complotti, potrebbe portare un po' di chiarezza su una vicenda che ha coinvolto centinaia di persone.

 

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