Spiaggia Rosa a Budelli, dopo i saccheggi arriva la vendita online: la denuncia del GrIG

OLBIA. Nonostante i vincoli, i divieti, la sorveglianza e la fama internazionale come simbolo della tutela ambientale, la spiaggia rosa dell’isola di Budelli torna ad essere oggetto di saccheggio. Stavolta non si tratta di un gesto isolato di un turista imprudente, ma di un vero e proprio tentativo di vendita online di sabbia prelevata illegalmente, segnalato il 5 luglio 2025 dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale.

Il fatto è stato denunciato a seguito della  segnalazione di alcuni cittadini, che si sono imbattuti nell’annuncio su una nota piattaforma commerciale. Le immagini e le descrizioni del prodotto in vendita non lasciavano dubbi: si trattava proprio della sabbia rosa proveniente da Budelli, uno dei tesori naturalistici più delicati del Mediterraneo, nota per le sue sfumature uniche dovute alla presenza del foraminifero Miniacina miniacea. La spiaggia rosa, chiusa al pubblico dal 1998 proprio per proteggerla da un turismo invasivo e da atti vandalici, è oggi zona a conservazione integrale, tutelata da vincoli paesaggistici, ambientali e di protezione marina. Rientra nel perimetro del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena e nell’Area Marina Protetta, e rappresenta uno degli esempi più emblematici in Italia di area naturalistica interdetta all’accesso e all’utilizzo commerciale.

Nonostante questo, la sottrazione illegale di sabbia, con finalità spesso speculative, continua. Episodi simili si sono verificati anche negli anni passati: souvenir illegali, bottiglie piene di sabbia nascoste nei bagagli dei turisti, fino a vendite su eBay o altri marketplace. La differenza, stavolta, è che si tratta di un’azione ancora più sfacciata e potenzialmente organizzata. «Si tratta di comportamenti delinquenziali, che devono essere sanzionati con la massima severità», afferma il GrIG in una nota. «Chi sottrae sabbia da Budelli non solo commette un reato ambientale, ma contribuisce alla distruzione di un patrimonio collettivo di valore inestimabile. Non ci sono giustificazioni né ignoranza che tengano». La speranza dell’associazione ecologista è che le autorità competenti riescano a risalire all’autore dell’inserzione, individuando la provenienza del materiale e attivando procedimenti sanzionatori e penali. Il GrIG rinnova inoltre l’appello alla cittadinanza per continuare a segnalare comportamenti sospetti: «La vigilanza attiva da parte dei cittadini è fondamentale, specialmente in contesti insulari dove il controllo diretto è più complesso». L’episodio solleva ancora una volta l’urgenza di un’educazione ambientale più capillare, ma anche di strumenti normativi e operativi che possano intervenire rapidamente su questi casi, anche nel mondo digitale.

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