OLBIA. Il reo confesso dell'omicidio di Cinzia Pinna, Emanuele Ragnedda, ha rotto il silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari di Tempio. L'uomo rinchiuso nel carcere di Nuchis e assistito dal suo avvocato Luca Montella non si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha reso dichiarazioni spontanea nell'interrogatorio riconvalida dell'arresto che si è svolto ieri. L'imprenditore di Arzachena ha ripercorso i momenti che hanno portato alla morte della 33enne originaria di Castelsardo, raccontando la sua versione intrisa di dettagli su quella terribile notte al culmine della quale avrebbe sparato e ucciso con più colpi di pistola Cinzia Pinna. L'uomo ha parlato per circa due ore davanti alla giudice Marcella Pinna, rispondendo successivamente punto per punto alle domande del procuratore Gregorio Capasso e della pm Noemi Nencini.
Secondo quanto riferito dal procuratore, si è trattato di un confronto "complesso e articolato", nel corso del quale Ragnedda ha aggiunto ulteriori particolari rispetto alle prime dichiarazioni. La giudice ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare a Nuchis, il carcere in cui l'imprenditore è rinchiuso dal giorno precedente. Il difensore, Luca Montella, ha sottolineato come il suo assistito abbia dimostrato disponibilità a collaborare con gli inquirenti anche in futuro: "Ha fatto un grande sforzo per ricostruire momenti che la memoria umana tende a cancellare. Non ha nascosto nulla e ha voluto ribadire che l'altro soggetto coinvolto non ha responsabilità nella morte della ragazza". Più volte, secondo il legale, Ragnedda avrebbe ricordato la vittima, esprimendo parole di dolore e pentimento: "Dice che la più grande perdita è stata quella di Cinzia. Parla di un errore irreparabile, il peggiore della sua vita, e si è scusato con la famiglia della giovane e con la propria". La ricostruzione offerta dall'imprenditore resta al vaglio degli inquirenti. Ragnedda sostiene che la tragedia si sia consumata al termine di una lite violenta, esplosa dopo una serata nella sua tenuta di ConcaEntosa, tra alcol e cocaina. I Ris di Cagliari hanno confermato il ritrovamento di numerose bottiglie vuote e tracce di polvere bianca nell'abitazione.
"Lei mi ha aggredito con un oggetto, mi sono spaventato e ho sparato", avrebbe dichiarato l'uomo. Dichiarazione che andranno verificate con l'esito delle risultanze scientifiche . Le indagini hanno documentato tracce di sangue consistenti nel soggiorno, in particolare sul divano, dove l'imprenditore avrebbe cercato invano di ripulire la scena. Il corpo della vittima, rinvenuto privo di parte degli indumenti, lascia aperti interrogativi sulla dinamica della notte e sull'eventuale tentativo di approccio sessuale. L'autopsia, ancora da eseguire, sarà decisiva per chiarire ogni dubbio. Restano da ritrovare alcuni effetti personali di Cinzia, in particolare il telefono cellulare che un'amica provò a contattare fino alle 3 del mattino, senza ricevere risposta: risultava già spento. Un tassello mancante in un mosaico che, nonostante la confessione di Ragnedda, presenta ancora molti punti oscuri.
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