OLBIA. Saranno anche la Sardegna e la Gallura, con il paesaggio roccioso e fragile, protagoniste della diciannovesima Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, dal 10 maggio al 23 novembre alle Tese delle Vergini dell'Arsenale. All'interno del progetto espositivo del Padiglione Italia, dal titolo "Terrae Aquae. L'Italia e l'Intelligenza del Mare", promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e curato da Guendalina Salimei, trova infatti spazio il lavoro Homo Additus Naturae, firmato da Giuseppe Galbiati e Tiziano Demuro. Questo progetto di ricerca architettonica e visiva rappresenta un viaggio nella Sardegna del Nord, quella Gallura aspra e insieme delicata, attraverso le opere dell'architetto Alberto Ponis (1933–2024), che proprio in queste terre ha realizzato oltre duecento edifici capaci di esprimere un equilibrio raro tra costruito e natura. Ponis non si è mai limitato a costruire "case-vacanza", ma ha definito un nuovo modo di abitare i margini del Mediterraneo, inventando vere e proprie "case-soglia": spazi liminari, capaci di mettere in relazione ambiente interno ed esterno, mare ed entroterra, persona e paesaggio. Nelle sue architetture, ogni pietra, ogni pianta, ogni affaccio è studiato con minuzia per dialogare con il contesto. Un'idea che oggi torna centrale nel dibattito sul rapporto tra infrastrutture e ambiente, tra uomo e risorse naturali. Le sue ville, da Punta Sardegna alla Costa Paradiso, dimostrano come l'architettura possa non solo inserirsi nel paesaggio senza violarlo, ma addirittura esaltarne la poetica e la varietà: dall'alba placida di una baia protetta al tramonto selvaggio battuto dal maestrale, ogni progetto è unico, pur mantenendo una coerenza stilistica e ambientale. Come ha scritto Sebastiano Brandolini, Ponis non voleva mimetizzare l'architettura nella natura, ma farla "esistere in essa" attraverso un gesto culturale consapevole e rispettoso. Non a caso, nelle sue case si coglie il senso profondo del Genius Loci, plasmato con attenzione alla luce, alla materia, alla vegetazione, ai percorsi del vento.
Il Padiglione Italia 2025 propone così una riflessione allargata sul Mediterraneo e i mari che lo lambiscono, intesi non come confine ma come infrastruttura liquida, come luogo di incontro tra naturale e artificiale, tra città e costa. Le architetture di Ponis, esposte attraverso disegni, fotografie e installazioni visive, sono portatrici di un messaggio urgente e contemporaneo: l'abitare il mare e le sue sponde non può più prescindere da una consapevolezza ambientale radicale. Il progetto Homo Additus Naturae è firmato da due giovani e brillanti autori: l'ingegnere-architetto Giuseppe Galbiati, specialista in storia della costruzione e architettura del XX secolo, e Tiziano Demuro, fotografo e ricercatore visivo che da anni lavora sul paesaggio mediterraneo e sulla comunicazione culturale. Insieme restituiscono uno sguardo denso e articolato sull'opera di Ponis, capace di parlare tanto ai tecnici quanto ai cittadini. In un'epoca in cui il turismo e l'urbanizzazione minacciano ogni equilibrio costiero, le case-soglia di Ponis ci appaiono come moniti vivi e contemporanei, memoria e insieme proposta per un futuro possibile. Un futuro in cui la costa non è più una "terra da conquistare", ma un bene comune da custodire.
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